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Ascoli, ''Disarmare le parole''. Ospiti d'eccezione alla XI edizione del Meeting Nazionale dei giornalisti

di Davide Ciampini

martedì 10 giugno 2025

Disarmare le parole, utilizzare una comunicazione non violenta. Queste, in accordo con le parole di Papa Leone XIV, le direttive della XI edizione del Meeting Nazionale dei Giornalisti, svoltosi presso la Sala della Comunità della parrocchia San Simone e Giuda di Monticelli. Un'edizione che ha visto avvicendarsi sul palco diversi attori della scena locale e internazionale, tra cui il Cardinale Matteo Zuppi e l'ex Ministro delle Finanze il prof. Giulio Tremonti. Il tema precipuo è stata dunque la necessità di emendare la comunicazione, specie in un periodo storico quale quello attuale. Una comunicazione che sia veicolo di crescita e arricchimento, rifuggendo la tentazione dell'alterco e dell'invettiva personale. Di particolare rilievo sono stati inoltre i temi afferenti la giustizia, sostanziati dal Presidente dell'Ordine degli Avvocati Paolo Travaglini e dalla Direttrice della casa circondariale di Ascoli Piceno Daniela Valentini.

"Al fine di parlare dell'argomento trattato - dice il prof. Giulio Tremonti -, ho scelto un aneddoto assai pertinente. Nel novembre 2004, scrissi sul Corriere della Sera in merito alla questione del 5x1000. Per come è stato ideato nel '900, lo stato sociale è destinato ad avviarsi verso una crisi. La ragione di ciò è presto detta : poche tombe e poche culle. Allo stato attuale, ci troviamo in una situazione dove la natalità decresce e la vita si allunga. Il che pone grandi problemi, specie in tema di welfare, sanità e pensioni. Nei grafici è evidente il carattere irreversibile della crisi anzidetta. Potremmo parlare di un 'autunno demografico', cui seguirà un autunno democratico. Postulai pertanto un sistema simile all'8x1000, afferente i campi della sanità e della ricerca. Questo è il momento storico per andare oltre il 5x1000, che - premetto - non dovrebbe essere usato in modo improprio. Segnalo che in Italia esiste una enorme quota di ricchezza, che potrebbe rimanere senza eredi. In accordo con gli addetti ai lavori, questo fenomeno viene identificato come 'la grande eredità'. Infatti, in tempi non sospetti, misi l'accento sulla questione relativa ai lasciti testamentari e del fundraising a livello locale".

"La grande sfida - ha proseguito il responsabile nazionale per la promozione del sostegno economico alla Chiesa Cattolica Massimo Compagnoni - è porre la comunicazione su due livelli: nazionale e locale. Dobbiamo dunque sfruttare le nostre potenzialità, al fine di promuovere l'operato della Chiesa. Attualmente, i fondi dell'8 x 1000 vengono destinati a tre cause: il sostegno del clero (circa 400mln, il che vuol dire circa €800 mensili per un parroco e €1600 per un vescovo), alla curia pastorale, tra cui restauri e manutenzione delle chiese - che ci permette di tutelare uno dei maggiori patrimoni artistici -. E infine alla carità, grazie a cui abbiamo distribuito 270 mln di euro nei Paesi in via di sviluppo. Comunicando le nostre iniziative, possiamo rendere tangibile l'operato della Chiesa".

"La situazione - ha sottolineato in collegamento il parroco di Gaza Gabriel Romanelli - continua a essere molto grave. I bombardamenti implicano più morti, feriti e distruzione. Le persone non vedono futuro, dato che non hanno un segnale certo che possa dargli la forza di costruirlo. Inoltre, i beni di prima necessità latitano: non c'è carne, non funzionano i banchi e i cibi sono spesso scadenti. Oltretutto i beni sono assai inflazionati: 1 kg di zucchero costa ben cinquanta euro".

"Quello di oggi - ha dichiarato la direttrice di Rai Isoradio Alessandra Ferrario - è un appuntamento importante: non solo di formazione ma anche di stimolo. Desidero rifarmi alle parole del Pontefice per evidenziare l'importanza di una comunicazione corretta, che non può esulare da un atteggiamento mite. Il suo predecessore, in tempi non sospetti, parlò di quanto essa abbia sovente generato fanatismo, odio e acrimonia. Una comunicazione spesso fuorviante, dedita più a ferire che a mettere in comunicazione. La mitezza viene spesso associata ad una impotenza intrinseca dell'individuo; piuttosto, andrebbe considerato l'inverso: essa è forza, ma soprattutto maturazione. E' dunque nostro dovere stimolare un dialogo con il nostro interlocutore. Interlocutore che viene troppo spesso identificato come avversario, cosa che genera non poca aggressività. In conclusione, dobbiamo ribadire che l'altro non è un contendente, ma una persona - con la 'P' maiuscola -. Non ascoltando, poniamo spesso domande fuorvianti e 'ascoltare' è una parola chiave. Dobbiamo pertanto ribadire la differenza tra ascoltare e sentire".

"Quando mi hanno chiamato a parlare di mitezza - ha precisato il direttore del Tg 2 Antonio Preziosi -, mi sono domandato se ciò fosse pertinente con il nostro lavoro di giornalisti. Quello anzidetto è un concetto antico, forse desueto. Esso possiede tuttavia una sua valenza e una sua importanza. Possiamo quindi partire da cosa non è la mitezza: non è durezza di cuore, non è aggressività, non è acredine. E' invece calma, dolcezza, tolleranza. Concetto alto e importante, che si ricollega a quello dell'umiltà. Umiltà è sapersi confrontare anche con i propri limiti, da cui trarre spunti per il proprio racconto. Da giovane cronista, chiesi ad Enzo Biagi quale fosse la peculiarità maggiore che un giornalista potesse avere. Senza tergiversare, mi rispose che la dote precipua fosse quella dell'umiltà. Le parole di Papa Leone ci invitano dunque a trovare una via disarmata e disarmante".

"Abbiamo cercato - ha detto il presidente dell'Ordine degli Avvocati di Ascoli Piceno Paolo Travaglini - di inculcare agli iscritti la necessità di collaborare con altri ordini-. Carcere e giustizia: due temi divisivi ma che toccano ciascuno di noi; l'istituto penitenziario è un mondo assai vicino, ma che tuttavia collochiamo lontano dalla nostra realtà. Come cittadini, lo Stato si è preso l'onere di sanzionare chi non rispetta le regole sociali. Quanto detto, dunque, esula da una mera sanzione. Dobbiamo reinserire il medesimo nella società: egli non è un reietto, ma un essere umano da rieducare".

"C'è poca speranza e molte illusioni - spiega il presidente della CEI il Cardinale Matteo Zuppi -, specie quelle che si vendono in bottiglia o nelle piazze. Uno dei lasciti che ci ha donato Papa Francesco è quello del Giubileo. In antitesi con le sue parole, molti ritengono di sconfiggere la guerra con altra guerra, che è la logica del riarmo e della escalation. Nessuno si illude di una pace perpetua, s'intende, tuttavia si può ragionare di una via pacifica della risoluzione dei conflitti. E' infatti grazie ai nostri nonni, a costo di un prezzo molto caro, che ci è stata donata la pace. Dentro ogni uomo c'è la speranza e confido che voi (giornalisti, ndr.) possiate aiutare a trovarla. Abbiamo tanti motivi per essere uomini e donne di speranza".

"In accordo con le parole di Sua Eminenza - ha chiosato la direttrice della casa circondariale di Ascoli Piceno Daniela Valentini -, la speranza è un tema assai ricorrente nella vita di un detenuto. Si rende necessario alimentarla, anche all'interno del carcere. Confido dunque che ciascuno dei detenuti possa farcela, anche nelle situazioni di disagio. Ogni volta che ho avuto un colloquio con loro, non ho mai voluto conoscere il resto commesso, né la pena comminata. Di problemi ne abbiamo molteplici - scarsità del personale su tutti -, ciononostante non ci hanno mai fermato nel nostro intento. Ogni persona che si toglie la vita è per noi una sconfitta, che lascia uno strascico di amarezza. Ci interroghiamo su cosa abbiamo sbagliato, sui nostri errori. Da qui la necessità degli operatori della salute mentale, che accolgono e aiutano i detenuti nelle loro difficoltà. Il percorso rieducativo è una facoltà concessa a tutti i detenuti, nessuno escluso. L'adesione è tuttavia demandata al singolo, chiamato a cogliere l'anzidetta opportunità. In definitiva, egli deve intendere che la detenzione è solo un momento della sua esistenza”.

 

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