Regione Marche, legge oleoturismo. Antonini: “Promozione produzioni e luoghi”. Coldiretti: “Ascoltate nostre richieste”
di Redazione Picenotime
mercoledì 01 marzo 2023
Fornire agli operatori del settore olivicolo uno strumento legislativo innovativo che consenta loro di implementare un’attività dalle tante sfaccettature rappresentate dalla valorizzazione dei territori, delle produzioni, di un sistema di accoglienza che coniuga la cultura dell’olio con la sua area di produzione e con l’ulteriore obiettivo di incremento dei redditi delle aziende produttrici.
Questa l’esigenza principale che ha mosso la Giunta regionale a redigere una proposta di legge per l’esercizio dell’attività oleoturistica nelle Marche che ora sarà inviata all’Assemblea legislativa per il suo esame.
“Abbiamo adottato la procedura straordinaria – spiega l’assessore regionale all’Agricoltura, Andrea Maria Antonini – perché si è ritenuto necessario fornire uno strumento legislativo innovativo nel più breve tempo possibile agli operatori del settore olivicolo, in modo tale da agevolare l’implementazione di nuove attività strettamente legate al territorio regionale per promuovere, attraverso il turismo dell’olio, quale fenomeno culturale ed economico, sia le produzioni di eccellenza sia i luoghi dove quelle produzioni si originano.
Le Marche – continua Antonini - hanno un settore produttivo olivicolo rappresentativo del territorio di produzione cosicché una misura come l’oleoturismo è in grado di amplificare notevolmente le caratteristiche di eccellenza dei prodotti, della cultura dei produttori e dei territori di origine, coniugati con la propria tradizione e la propria storia”.
La proposta di legge si prefigge di rendere, pertanto, il settore olivicolo sempre più protagonista muovendosi nel solco della programmazione integrata tra i settori dell’agricoltura, del turismo e del commercio.
“Lo sviluppo locale integrato – ribadisce Antonini - passa attraverso un adeguato sostegno dell’immagine complessiva del territorio regionale, utilizzando azioni di comunicazione e valorizzazione che riguardino anche e soprattutto il settore dell’enogastronomia che sempre più riscuote un grande interesse da parte dei turisti particolarmente interessati a tutto l’universo che ruota intorno al cibo, dalle produzioni alle trasformazioni di eccellenza”.
A monte della pdl, che si compone di 14 articoli, vi è la legislazione nazionale che definisce le linee guida e gli indirizzi per l’attuazione delle attività oleoturistica. Spettano alla Regione le funzioni di controllo, vigilanza e sanzionatorie.
Per attività oleoturistiche si intendono: le attività formative ed informative, rivolte al pubblico e ai consumatori, delle produzioni olivicole del territorio e della conoscenza dell’olio, con particolare riguardo alle indicazioni geografiche (DOP, IGP) nel cui areale si svolge l’attività; le iniziative di carattere formativo e informativo, culturale e ricreativo svolte nell’ambito dei frantoi e degli oliveti, ivi compresa la raccolta dimostrativa delle olive; le attività di degustazione e commercializzazione delle produzioni olivicole aziendali anche in abbinamento ad alimenti.
Possono esercitare attività di oleoturismo, anche con il supporto delle organizzazioni di produttori di settore riconosciute dalla Regione Marche e degli operatori specializzati nel settore turistico, esclusivamente gli imprenditori agricoli singoli o associati che svolgono attività di olivicoltura, che trasformano in proprio o che fanno trasformare a terzi il proprio prodotto e le imprese esercenti attività di trasformazione e commercializzazione di prodotti olivicoli di prevalente origine regionale.
Gli operatori oleoturistici devono inoltre presentare requisiti e standard minimi di qualità, tra cui l’apertura settimanale o stagionale per un minimo di tre giorni settimanali, all’interno dei quali possono essere compresi la domenica, i giorni prefestivi e festivi; il sito o la pagina web aziendale, contenenti gli strumenti di prenotazione delle visite.
Sarà istituito l’elenco regionale degli operatori oleoturistici per i quali e per i loro collaboratori è prevista la promozione della formazione, la riqualificazione e l’aggiornamento professionale.
Parere positivo alla proposta di legge giunge da Coldiretti mrache. Visite, passeggiate negli oliveti, corsi di degustazione e di abbinamento al cibo possono diventare attrattori turistici per un pubblico di viaggiatori sempre più portato alle esperienze e alle peculiarità dei territori. E così dopo la legge che regolamenta l’enoturismo ecco che le Marche si dotano anche di una normativa sull’oleoturismo. “Quanto deliberato dalla giunta regionale lunedì scorso – spiegano da Coldiretti – darà la possibilità alle aziende agricole del settore di incontrare un segmento di mercato crescente nei numeri, composto da quanti amano visitare frantoi, tuffarsi nei gusti e nelle tradizioni”. Un trionfo del gusto e delle varietà per chi visiterà le Marche. Le attività oleoturistiche accompagneranno i visitatori nei luoghi di produzione e di coltura, alla scoperta degli attrezzi tra storia e innovazione tecnologica, proponendo abbinamenti, degustazioni, attività didattiche e ricreative coinvolgendo prodotti trasformati dalla stessa azienda agricola o comunque della tradizione marchigiana. E ci sarà davvero l’imbarazzo della scelta se pensiamo all’ineguagliabile ricchezza della biodiversità nella nostra regione. Tra Coroncina, Mignola, Piantone di Falerone, Piantone di Mogliano, Raggia e Sargano di Fermo, tutte certificate come Sigilli di Campagna Amica, ci sono anche Ascolana Tenera, Carboncella, Orbetana, Rosciola dei Colli Esini, più le importanti e diffuse nei secoli Frantoio e Leccino. Nelle Marche si contano circa 9.600 ettari (oltre il 35% bio) di oliveti e sono presenti 160 frantoi. La media produttiva degli ultimi anni è di circa 3mila tonnellate con una qualità ottimale e due denominazioni certificate: il Cartoceto Dop e il Marche Igp. Un settore che vale circa 15,6 milioni di euro di produzione con un export da 1,5 milioni di euro (soprattutto negli Stati Uniti, in Germania e in Giappone). La legge prevede inoltre l’istituzione di un’adeguata formazione per il personale e un apposito albo regionale degli operatori.
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