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Italia Nostra Ascoli Piceno: “Condizione di degrado dei beni segnalati si aggrava sempre più. Bisogna fare qualcosa”

di Redazione Picenotime

sabato 29 marzo 2025

Riceviamo e pubblichiamo la nota inviata al sindaco Marco Fioravanti e alle Ass. Culturali dal prof. Gaetano Rinaldi, presidente di Italia Nostra- sezione di Ascoli Piceno 'William Scalabroni', in cui vengono elencate una serie di segnalazioni a cui momento non è stato dato alcun riscontro.

"Dovremmo richiamarci ai 'Cahiers de doléances' del tempo degli stati generali della Rivoluzione Francese, che potremmo chiamare, in lingua italiana, “Quaderni delle lamentele o di doglianza”, per elencare le tante, troppe proposte e richieste formulate per la tutela, la salvaguardia, il recupero e la valorizzazione del patrimonio storico, artistico, architettonico e culturale della città e del territorio di Ascoli Piceno.

Niente che fosse in contrasto con l’interesse della città e del territorio. Invece il desiderio di salvare l’anima profonda della storia locale, di salvare le sue memorie , di valorizzare il suo incomparabile patrimonio. Purtroppo sovente non è stata fornita alcuna risposta e, invece, una completa dimenticanza o una stupefacente noncuranza. Nel fare l’elenco delle nostre “Doléances” non indicheremo le proposte per gli interventi di tipo sistemico, indicati in maniera analitica nel Progetto del Sistema dello Sviluppo Sostenibile delle Terre della Primavera Sacra e della Riviera delle Palme e dei Dieci Parchi Culturali ed Ambientali, individuati come moduli nel complesso progetto del Sistema, ben consci che questi richiedono, per necessità di cose, l‘utilizzazione di notevoli risorse, un impegno di lungo periodo, l’elaborazione di progetti complessi, tutti elementi che, di norma, non inducono alla loro effettuazione, nella convinzione consolidata che gli effetti positivi non si producono nell’ immediato sicché ,per questo, non convenga impegnarsi nella loro realizzazione con il pericolo di lasciare agli altri il merito di quanto realizzato.

Ci limitiamo, pertanto, ad elencare gli interenti da noi proposti che non avrebbero richiesto un impegno di lungo periodo, caratterizzandosi, invece, per esser immediatamente realizzabili e con la possibilità quindi di poter mostrare l’efficacia dell’intervento effettuato, il valore dell’opera salvata, la valorizzazione dei beni messi in sicurezza .

In concreto questo è il triste elenco delle nostre “doléances”:

  1. Affresco dell’artista fiammingo Francesco De Legnis, che copre l’intera calotta dell’abside della Chiesa del Carmine e che sta letteralmente scomparendo per le probabili infiltrazioni di acqua dal tetto sconnesso. Niente è stato fatto per eliminare l’inconveniente, né è stato fornita un minima informazione a riguardo, mentre l’affresco sta letteralmente scomparendo.

  2. Analoga la situazione per gli affreschi, ancora presenti nel chiostro dell’antico Chiostro del Convento dei Carmelitani ed ora indicato come Caserma Vecchi, probabilmente realizzati dallo stesso artista fiammingo autore di quello che copre la calotta dell’abside della Chiesa del Carmine, sulla cui sorte non è stata fornita alcuna informazione, pur a fronte dei lavori che si stanno effettuando per la realizzazione di una 'housing sociale e di polo educativo di eccellenza'. Chiediamo ancora una volta : gli affreschi verranno salvati e resi fruibili oppure verranno coperti con un anonimo ed asettico intonaco?

  3. Identica la situazione per il prestigioso Convento di San Domenico in cui si sta provvedendo, con i finanziamenti del Pnrr, alla realizzazione di un “housing sociale intergenerazionale”. Anche per questo edificio si era segnalata la necessità di recuperare gli affreschi presenti nell’antico Chiostro del Convento realizzati da Sebastiano Ghezzi padre del più famoso Giuseppe. Si era segnalata anche l’opportunità di effettuare dei saggi nei locali dell’antico refettorio del convento, dove sono ancora presenti preziosi resti di un grande affresco realizzato da Nicola di Ulisse di Siena, per accertare l’eventuale presenza di altri affreschi sotto le tinteggiature e gli intonaci. Si era proposto poi di utilizzare l’antica Chiesa del Convento, nel frattempo trasformata in un’anonima palestra scolastica, quale sede del “Centro di Documentazione e Studio della pittura di Carlo Crivelli e dei Crivelleschi”, in considerazione del fatto che nella chiesa, oltre a tante altre opere di importanti artisti, erano custoditi ed esposti due polittici del grande Carlo Crivelli, tra cui quello detto Demidoff, ora esposto nella National Gallery di Londra, anche come parziale risarcimento nel confronti del grande artista, che, veneziano di nascita, era diventato cittadino di Ascoli, senza che nulla si sia fatto per custodire nel nostro territorio le tante opere da lui realizzate (salvo, per fortuna, il grandioso polittico custodito nella Cattedrale della città), e senza che si sappia nemmeno dove sono state abbandonate le sue spoglie al momento della dipartita avvenuta, molto probabilmente, proprio nella nostra città .

    Ma anche in questo caso nessun riscontro alle nostre richieste.

  1. Non parliamo, poi, della Chiesa di Santa Maria del Ponte, dove un tempo gli incantati fedeli, invece di seguire con attenzione le funzioni religiose, a quanto si dice, erano attratti dalla furiose immagini realizzate sulla volta dall ‘artista Biagio Miniera. Per evitare il verificarsi di questo riprovevole comportamento gli affreschi, che forse riproducevano episodi della battaglia di Lepanto, furono coperti da tinteggiatura o intonaco. Quale migliore occasione dei lavori di messa insicurezza della Chiesa per riparare i danni del terremoto per scoprire e far rifulgere le immagini dipinte dal Miniera? Era questa la richiesta di tanti abitanti del quartiere, di cui ci siamo fatti portavoce. Ma anche in questo caso nessuna risposta alla nostra sollecitazione, né si è effettuato almeno un saggio per accertarsi della presenza degli affreschi sotto la tinteggiatura perché è stato dichiarato che i fondi non erano sufficienti. E quindi è bene che gli affreschi riposino in pace, magari in eterno.

  2. E poi un accenno alla splendida Villa Sgariglia di Campolungo. Quante volte abbiamo segnalato lo stato di abbandono della Villa, della Chiesa dell’Assunta, uno degli esempi più prestigiosi di architettura del Settecento presenti nella città, e di un rigoglioso terreno. Senza dimenticare l’obbrobrio architettonico della realizzazione di un enorme gazebo di metallo posizionato sul terrazzo che si estende su tutta la facciata della splendida villa, immiserendone in maniera esiziale la sua elegante armoniosa immagine . Prima di stabilire cosa si vuol fare di questo prestigioso edificio e del terreno agricolo che lo circonda da più lati, bisogna, a nostro parere, ricomporre la fisionomia originaria dell’edificio. E, in seguito, si dovrebbe coinvolgere tutta la comunità, a partire dalla locale Scuola di Architettura e Design, per individuare la più confacente destinazione del bene, permettendo, almeno in questo caso, anche il coinvolgimento delle Associazioni Culturali e di Tutela.

  3. La Porta Sigismundus, che giace ormai in una condizione di estremo degrado nei pressi di Piazza Viola, attende che l’inesorabile ghigliottina del tempo e delle intemperie la faccia completamente scomparire. A nulla sono servite sino ad ora le segnalazioni e le proposte di tante Associazioni, comprese quelle recenti di Italia Nostra. E’ proprio impossibile fare qualcosa per conservare questa porta, una delle più antiche della città, ed evitare che venga sostituita magari con una anonima di plastica o con una serranda di metallo? Anche per questa porta è totale l’assenza di una minima risposta.

  4. Poi un accenno al ponte di San Giuseppe, detto anche volgarmente della “Ciuca”, di Mozzano. Si tratta di un ponte di epoca romana, uno dei tanti ponti ancora presenti nel territorio di Ascoli che rendevano percorribile l’antica Strada Consolare Salaria. Questo ponte ormai è invisibile, in quanto interamente coperto da una impenetrabile parete di arbusti, piane rampicanti ed altra vegetazione. Mentre riuscimmo quando segnalammo la presenza di materiale di risulta abbandonato nell’alveo del torrente proprio sotto l’arcata del ponte a far effettuare un pronto intervento per eliminare questo materiale, in questo caso, pure a fronte di più segnalazioni, la piante sono ancora lì e dobbiamo solo sperare che non ci sia mai 'una bomba d’acqua' nella zona, che potrebbe creare un effetto diga e determinare la completa distruzione del manufatto. Siamo certi che non si vuole ciò. E quindi dobbiamo ancora sollecitare che ci sia un intervento che elimini completamente ogni pericolo e si elabori un progetto per realizzare un percorso che colleghi gli altri ponti di epoca romana presenti nel nostro territorio, favorendo in questo modo lo sviluppo del turismo escursionistico di qualità e di scoperta delle risorse più autentiche del territorio.

  5. Per finire, almeno per il momento, un rapido accenno alle condizioni del Convento di San Giorgio di Rosara, che ormai sta diventando un ammasso di mura cadenti, coperte da arbusti e piante rampicanti. Prima che tutto scompaia e che di questo prestigioso edificio non rimanga nemmeno la memoria, un accorato sommesso invito alla Soprintendenza a completare la pratica, avviata dall’Arch. Francesco Coppola, per la Dichiarazione di Interesse Culturale del complesso conventuale e all’effettuazione di indagini per accertare se nel sito, come sostenuto da alcuni proprietari del bene, siano presenti reperti collegati al culto della Dea Bona , che veniva celebrato nella zona nel mondo pagano, prima che si affermasse quello giudaico cristiano.

Forse potrà apparire troppo lungo l’elenco delle nostre “doléances”. Ma se l’abbiano fatto è certo per l’amore che nutriamo per la nostra città, per il nostro territorio e per tutta la Nostra Italia. E per questo amore, che riteniamo sia nutrito da tutta la comunità, ci auguriamo che questa volta ci siano concreti riscontri alle nostre doléances".


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