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Covid, allarme Coldiretti: ''2,3 milioni di cinghiali assediano città e campagne''

di Redazione Picenotime

giovedì 08 luglio 2021

Con l’emergenza Covid che ha ridotto per mesi la presenza dell’uomo all’aperto proliferano, con un aumento del 15%, i cinghiali che invadono città e campagne da nord a sud dell’Italia. E’ quanto emerge dalla stima di Coldiretti in occasione della protesta di agricoltori, cittadini e istituzioni in tutta Italia a partire da piazza Montecitorio a Roma con mobilitazioni nelle principali città, da Milano a Napoli, da Torino a Bologna, da Palermo a Cagliari, da Bari a Bologna e in tutti i capoluoghi di Regione.

I branchi – sottolinea la Coldiretti – si spingono sempre più vicini ad abitazioni e scuole, fino ai parchi dove giocano i bambini, distruggono i raccolti, aggrediscono gli animali, assediano stalle, causano incidenti stradali con morti e feriti e razzolano tra i rifiuti con pericoli per la salute e la sicurezza delle persone.

In Italia dopo il lockdown per l’emergenza Covid i cinghiali hanno raggiunto la cifra record di 2,3 milioni di esemplari – sottolinea la Coldiretti – con gli animali selvatici nelle città alla ricerca di cibo tra i rifiuti, nei parchi e addirittura nei cortili delle case con evidenti rischi per la salute.

C’è chi si è ritrovato un cinghiale in piscina, chi li ha incrociati in mare e anche chi – evidenzia la Coldiretti – li ha fotografati mentre si godono la siesta su un materasso abbandonato accanto ai bidoni della spazzatura.

La situazione è diventata insostenibile nelle campagne con danni per almeno 200 milioni di euro all’anno alle produzioni agricole ma – sottolinea Coldiretti – viene compromesso anche l’equilibrio ambientale di vasti ecosistemi territoriali in aree di pregio naturalistico con la perdita di biodiversità sia animale che vegetale.

Senza dimenticare il pericolo della diffusione di malattie evidenziato dallo stesso Piano di sorveglianza e prevenzione per il 2021 pubblicato dal ministero della Salute che ribadisce come i cinghiali abbiano una responsabilità fondamentale per la diffusione della Peste Suina Africana (Psa) e dunque una delle misure necessarie in Italia è la gestione numerica della popolazione di questi animali. L’azione dunque secondo il Piano – continua la Coldiretti – deve essere indirizzata alla riduzione sia numerica che spaziale attraverso le attività venatorie, le azioni di controllo della legge 157/92 articolo 19 e le azioni programmabili nella rete delle aree protette.

La Coldiretti chiede che le Regioni si coordinino strettamente con lo Stato e operino in modo risoluto per attuare le misure previste per il controllo e il contenimento dei cinghiali, affinché:

- gli agricoltori possano avanzare richiesta di intervento e procedere direttamente in quanto muniti di apposita licenza;

- l’attività di coordinamento delle azioni di contenimento e prelievo spettino alla polizia municipale e provinciale;

- gli agricoltori vengano coadiuvati dalle stesse forze dell’ordine, da guardie venatorie volontarie ma possano delegare le attività a cacciatori abilitati iscritti all’apposito registro regionale;

- il calendario venatorio venga allargato fino a comprendere i mesi che vanno da settembre a gennaio;

- le carni degli animali vengano destinate alla beneficienza nel rispetto di standard di sicurezza o vengano valorizzati a sostegno dell’economia locale;

- che la regia complessiva di tali azioni di contenimento e prelievo sia affidata al Prefetto in quanto “competente per la tutela dell’ordine pubblico e della sicurezza.

CINGHIALI CAUSANO UN INCIDENTE OGNI 48 ORE

Un incidente ogni 48 ore con 16 vittime e 215 feriti è il tragico bilancio nell’anno dell’emergenza Covid dell’invasione di cinghiali e animali selvatici che non si fermano più davanti a nulla, abbattendo recinzioni, guadando fiumi e attraversando strade e autostrade mettendo a rischio la vita e la sicurezza delle persone. E’ quanto emerge dall’analisi di Coldiretti su dati Asaps, in occasione della protesta di agricoltori, cittadini e istituzioni in tutta Italia a partire da piazza Montecitorio a Roma con mobilitazioni nelle principali città, da Milano a Napoli, da Torino a Bologna, da Palermo a Cagliari, da Bari a Bologna ed in tutti i capoluoghi di Regione.

Negli ultimi dieci anni il numero di incidenti gravi con morti e feriti causati da animali è praticamente raddoppiato (+81%) sulle strade provinciali secondo la stima Coldiretti su dati Aci Istat. Una vera e propria emergenza nazionale che mette a rischio la sicurezza e la salute degli automobilisti sui quasi 850mila chilometri di strade e autostrade italiane con i cinghiali che possono arrivare a un quintale e mezzo di peso, 1,2 metri di altezza e 2 metri di lunghezza.

E se su arterie statali, provinciali e comunali non ci sono quasi mai reti di respingimento contro i selvatici, sui 6.757 chilometri di autostrada – sottolinea la Coldiretti – esistono protezioni che non sempre sono sufficienti e adeguate a impedire il passaggio di animali di grossa taglia visto che sono state realizzate negli anni ’60-’70, quando la grande fauna selvatica era rarissima e le recinzioni avevano lo scopo esclusivo di evitare l’attraversamento del bestiame.

La riparazione delle recinzioni danneggiate o l’installazione provvisoria di reti elettrificate servono a poco o a nulla – sottolinea la Coldiretti – mentre l’impatto ad alta velocità di un’auto o di una moto contro la massa di un cinghiale adulto può avere conseguenze devastanti e drammatiche per conducenti e passeggeri. Quelle dell’alba e del crepuscolo sono le ore più a rischio, con i branchi di cinghiali che si muovono razziando cibo nelle periferie urbane o distruggendo campi e colture, riuscendo a percorrere – evidenzia Coldiretti – fino a 40 chilometri alla volta.

Il problema – sottolinea la Coldiretti – è che non sempre i cinghiali rimangono sul luogo dell’incidente, visto che l’animale anche ferito si rifugia nella boscaglia o nei prati, oppure succede che lo schianto contro un albero, un cippo chilometrico o lo sbandamento e l’uscita di strada si verificano proprio per evitare l’impatto con l’animale che scappa senza lasciare tracce. All’automobilista, sempre che non debba essere portato in ospedale, non rimane che chiamare il carroattrezzi e rassegnarsi a pagare i danni senza neppure poter denunciare l’accaduto considerata la mancanza di prove.

“Non è più solo una questione di risarcimenti ma è diventato un fatto di sicurezza delle persone che va affrontato con decisione”, afferma il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel sottolineare che “serve un piano straordinario concertato tra Ministeri e Regioni, Province e Comuni per uscire da questa situazione di emergenza”.


Sostegno e piena adesione della Regione Marche alla manifestazione di Coldiretti sul tema del contenimento e controllo faunistico con particolare riferimento al cinghiale”. Con queste parole il vicepresidente Carloni è inoltre intervenuto questa mattina al flash mob di Coldiretti Marche #stopcinghiali che si è svolto di fronte a Palazzo Raffello ad Ancona. “Per questo problema, negli anni passati non era stato fatto nulla – ha proseguito Carloni -. Dall’insediamento di questa giunta invece abbiamo immediatamente adottato un approccio non ideologico e non ipocrita, ma oggettivo e concreto per gestire la questione. Gli agricoltori non possono essere lasciati soli. Siamo stati quindi la prima Regione in Italia a sottoscrivere ed adottare un protocollo con Prefetture, Polizie provinciali, Ambiti territoriali di caccia, Anci (Comuni), associazioni agricole e venatorie, per riequilibrare e contenere la popolazione di questi animali. La presenza dei cinghiali, nelle Marche, ha creato infatti una vera e propria emergenza, specie nelle aree pubbliche destinate a verde attrezzato, dove solitamente giocano i bambini e sulle spiagge. A questi si sommano i danni alle attività agricole per circa un milione di euro l’anno e i numerosi incidenti stradali che, con una frequenza ormai consolidata, mettono a rischio l’incolumità degli automobilisti e dei motociclisti. Nel 2020 sono stati 665 gli incidenti causati dalla fauna selvatica. Infine, ma non meno importante soprattutto in periodo di pandemia, ci sono possibili risvolti di carattere sanitario legati all’eventuale ingresso sul territorio nazionale della peste suina. Vigileremo sull’operato di tutti a partire dagli ATC per una maggiore operatività e coordinamento. Siamo inoltre convinti che occorra a livello nazionale da parte dei Ministeri competenti una modifica della Legge 157 per adeguare l’elenco dei soggetti che possono concorrere agli interventi di contenimento e controllo sulla scia dei più recenti orientamenti della Corte Costituzionale: è fondamentale intervenire in maniera efficace sulla situazione dei Corpi/Servizi di vigilanza venatoria in ragione delle notevoli incertezze create dalla Riforma Del Rio in materia di riordino delle province.  Quel che è certo – ha concluso il vicepresidente - è che non possiamo più consentire che persone muoiano sulla strada per la presenza di ungulati”.

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