Ascoli Piceno: ''Premio Sparti'', il vincitore è Dario Capello
di Redazione Picenotime
venerdì 14 giugno 2024
Dario Capello è il vincitore della terza edizione del Premio Sparti per i giovani artisti under 30 invitati ad esporre nella mostra “Tra corpi animali e corpi celesti” che ha chiuso oggi presso il Palazzo dei Capitani di Ascoli Piceno, a cura di Niccolò Giacomazzi e Martina Macchia.
Il premio è stato conferito da una giuria composta da Giuliana Benassi (storica dell’arte e docente all’Accademia di Belle Arti di Roma), Stefano Papetti (direttore dei Musei Civici di Ascoli Piceno), Matteo Piccioni (storico dell’arte), Zeno Rossi (direttore Frida Art Academy), Simone Sparti (dirigente Impresa Sparti), presieduta da Lorenzo Balbi, (direttore MAMbo - Museo d’Arte Moderna di Bologna).
Il premio è stato assegnato con la seguente motivazione: “L’opera L.O.G. (Light of god) di Dario Capello si è distinta per la sua compiutezza formale e di significato, abbracciando la tematica del corpo - tema centrale di questa edizione del Premio Sparti - in maniera originale e innovativa. L’opera installativa affronta la questione del corpo in relazione alla tecnologia e al controllo sociale. L’aspetto tecnologico del drone surveillance è stato messo in gioco dall’artista sia come strumento estetico che come dispositivo per una riflessione sugli aspetti bio-politici dell’utilizzo passivo della tecnologia. L’opera mette in evidenza, in maniera semplice e sintetica, una riflessione sul corpo che guarda al futuro. L’installazione inoltre coinvolge lo spettatore, generando uno spazio immersivo in cui il corpo del visitatore entra a far parte dell’opera e diventa esso stesso punto di partenza per una riflessione sociale e poetica sul rapporto tra corporeità e tecnologia, animalità e artificialità.”
Dario Capello, classe 1997, è un artista piemontese che ha iniziato i suoi studi presso l’Accademia Albertina di Torino per poi proseguire come autodidatta. Il suo percorso ha attraversato diverse fasi, lavorando dal 2015 su VFX pratici, contribuendo a diverse produzioni video, per poi orientarsi dal 2018 verso il linguaggio digitale su modellazione e progettazione, comprendendo anche la prototipazione rapida tramite stampante 3D e tecnologie affini. La sua ricerca si articola su un’indagine dei meccanismi materiali e immateriali nei microspazi del mondo “tecnologico”. La macchina, il meccanismo, le tecnologie e i media sono per l’artista un dispositivo di analisi. Essi vengono inquadrati nel loro sviluppo come parte di un processo evolutivo, costituiscono elementi che vivono e si accrescono attraverso la relazione, partner co-evolutivi dell’antropico, in grado di sconfinare anche nel non antropico.
La giuria ha riconosciuto inoltre due menzioni speciali alle artiste Greta Di Poce e Gea Iogan con le seguenti motivazioni: “Greta Di Poce ha presentato la performance Mio corpo, Avido sole dimostrando la capacità di lavorare sul territorio e in comunità, coinvolgendo alcune donne del posto per un’indagine viscerale sulle componenti femminili legate all’erotismo, con un’attitudine sperimentale e con una particolare capacità di mettere in relazione i movimenti del corpo e lo spazio dato. Gea Iogan con l’opera Tuscania perché ha saputo cogliere la riflessione sull’animalità, giocando con la rappresentazione di un corpo animale colto nell’ambiguità della morte o del sonno apparente, dimostrando inoltre d'aver compiuto un processo pittorico originale.”
Alla sua terza edizione, il Premio Sparti offrirà all’artista vincitore la possibilità di realizzare una mostra personale al Frida Museum nel 2025, oltre che un gettone in denaro.
Inoltre la giuria ha riconosciuto la qualità della mostra “contest del Premio” organizzata dai due giovani curatori Niccolò Giacomazzi e Martina Macchia: “Insieme con i componenti della giuria” - ha dichiarato Lorenzo Balbi - desidero complimentarmi con Niccolò Giacomazzi e Martina Macchia per il grande lavoro svolto nella selezione dei giovani artisti, per aver saputo motivarli a reagire in modo originale e non scontato al tema proposto e per l’intelligente lavoro di inserimento delle opere nel contesto del palazzo e degli spazi urbani di Ascoli Piceno, riuscendo a farle convivere efficacemente in una mostra varia e coinvolgente.”
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