Fai San Benedetto, conferenza sul tema ''L’altro Rinascimento: Cola dell’Amatrice''
di Redazione Picenotime
martedì 19 settembre 2017
Il gruppo di San Benedetto del Tronto del FAI - Fondo per l’Ambiente Italiano insieme all’Amministrazione comunale organizza per mercoledì 20 settembre alle ore 18,30, nella sala del consiglio comunale di viale De Gasperi, una conferenza sul tema “L’altro Rinascimento: Cola dell’Amatrice”. Di questa figura parlerà il prof. Stefano Papetti, illustre studioso e storico dell’arte, Direttore delle Raccolte Comunali di Ascoli Piceno, vicepresidente Regionale del Fondo Ambiente Italiano. L’ingresso è libero e, nell’occasione, sarà possibile aderire al FAI.
Nato ad Amatrice intorno al 1480, al secolo Nicola Filotesio, Cola ha operato fra Roma, Ascoli Piceno, L'Aquila, Città di Castello ed altri centri del territorio appenninico profondamente segnati dai recenti eventi sismici, tanto che l'artista è stato individuato come il testimonial dei danni inferti al patrimonio artistico del cuore dell'Italia.
Amico di Raffaello e di Michelangelo, ricordato anche da Giorgio Vasari che gli dedica alcune pagine nelle celeberrime "Vite", Cola dell'Amatrice ha preso avvio dalla conoscenza dei più famosi artisti attivi nell'area umbro laziale ( Perugino, Pinturicchio, Antoniazzo Romano) per poi arricchire il suo linguaggio in occasione di un soggiorno a Roma nel 1513 nel corso del quale ebbe modo di ammirare gli affreschi che Raffaello e Michelangelo stavano realizzando in Vaticano per conto di Giulio II.
Con questo bagaglio di conoscenza rientrava nel Piceno dando inizio ad una carriera assai intensa che lo vide protagonista della stagione rinascimentale tanto nel campo della pittura che in quello dell'architettura, come testimoniano la chiesa di san Bernardino a L'Aquila ed il Palazzo Vitelli a Città di Castello: rispetto ai consacrati modelli dell'arte rinascimentale, caratterizzati dall'adesione degli artisti ad una bellezza ideale di impronta neoplatonica, Cola dell'Amatrice seppe percorrere una strada personale, senza sacrificare quegli elementi estranei all'armonia dell'arte classica che rendono assai moderne le sue opere.
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