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Coldiretti e Cai: Marche, 10mila ettari coltivati con i contratti di filiera

di Redazione Picenotime

martedì 20 maggio 2025

Circa 10mila ettari di terreno agricolo nelle Marche sono coltivati attraverso contratti di filiera che mettono al riparo gli agricoltori dalle speculazioni di mercato, garantendo allo stesso tempo prodotti di qualità per trasformatori, distribuzione e consumatori. È il risultato del modello produttivo promosso da Coldiretti e dai Consorzi Agrari d’Italia (CAI), che negli ultimi anni si è affermato come strumento chiave per rafforzare l’agricoltura italiana. Non è un caso, dunque, che il dg di Cai, Gianluca Lelli, abbia partecipato nei giorni scorsi all’Assemblea regionale di Coldiretti per illustrare nuove misure e obiettivi per il 2025. “Il meccanismo – ha detto Maria Letizia Gardoni, presidente di Coldiretti Marche - garantisce contemporaneamente produttori, industria di trasformazione e grande distribuzione, ma soprattutto assicura ai consumatori un prezzo trasparente. Un’esigenza resa ancora più urgente dalla volatilità del prezzo del grano, soggetto al mercato azionario, che in Italia subisce anche l’invasione di prodotto estero coltivato con sistemi, penso al glifosato, non ammessi nel nostro Paese: una forma di concorrenza sleale nei confronti degli agricoltori italiani”. I contratti di filiera sono accordi pluriennali che coinvolgono tutta la catena agricola, dalla produzione alla distribuzione. L’obiettivo è quello di pianificare le coltivazioni in base alla domanda reale, garantire stabilità di prezzo, incentivare gli investimenti in sostenibilità e valorizzare le produzioni italiane, soprattutto quelle legate alla qualità e alla tracciabilità. Nelle Marche, Cai ha già proposto contratti per il grano duro, per il Senatore Cappelli, per orzo da malteria e per olio di semi di girasole per la produzione di biocarburanti. La stima per il 2025 è di una produzione destinata a superare i 300mila quintali. La prospettiva è quella di estendere il modello ad altri comparti, rafforzando il legame con l’industria alimentare e la grande distribuzione organizzata, in un’ottica di economia circolare e valorizzazione del Made in Italy. Un patto solido tra chi produce, trasforma e consuma, che punta a difendere il valore del cibo italiano e la redditività delle imprese agricole.

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