Comunicati Stampa
di Redazione Picenotime
Il Master in Management Aree e Risorse Acquatiche Costiere (MARAC) dell’Università di Camerino è stato inserito in un ristretto elenco europeo delle “good practices “ nel settore della blue economy. Il Master, giunto alla sua 20^ edizione, è un punto di riferimento nell’alta formazione universitaria nella gestione del mare e della fascia costiera anche fuori dai confini nazionali essendo da alcuni anni uno dei punti di riferimento dell’Ufficio Informazioni per l’Europa Occidentale delle Nazioni Unite. Questo ulteriore riconoscimento è arrivato all’interno del progetto europeo “WINBLUE – Women IN the BLUe Economy), finalizzato alla individuazione delle attività che maggiormente negli anni hanno contribuito alla parità di genere nel settore della Blue Economy attraverso la valorizzazione ed emancipazione delle figure femminili e facilitando la loro attiva partecipazione nei diversi settori incentrati sulla conservazione e l'uso sostenibile delle risorse acquatiche. Il Master è attualmente coinvolto in un progetto di cooperazione internazionale dove si occupa della formazione del personale del Ministero della Pesca del Kenya sulla istituzione e gestione di Aree Marine Protette, gestione sostenibile delle filiere ittiche e della fascia costiera e l’inserimento lavorativo nelle filiere ittiche delle figure femminili e di ragazzi con disabilità sensoriali. “Questo risultato -dice il Prof. Alberto Felici, ascolano e direttore del Master - è frutto non solo dell’alta percentuale di studentesse che si iscrivono al Master, ma soprattutto del loro inserimento professionale nel mondo della Blue Economy ed anche della forte rappresentanza femminile all’interno del corpo docente e nelle strutture tecniche-amministrative di supporto. Abbiamo da sempre puntato sulla parità di genere, realizzando l’anno scorso in collaborazione con le Nazioni Unite la Giornata Mondiale della Donna Marittima ed ora stiamo attivamente lavorando per portare questi valori all’interno dello sviluppo delle filiere ittiche nei paesi in via di sviluppo”.