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Piceno: minima crescita delle imprese, ma il terziario piange

di Redazione Picenotime

giorgio fiori

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Sono stati resi noti nei giorni scorsi i dati inerenti alle aperture e chiusure delle imprese, elaborati dal Centro Studi di Unioncamere Marche, da cui è emerso che nel primo semestre 2015 il numero totale delle imprese, nella provincia di Ascoli Piceno è cresciuto di 30 unità, quale saldo attivo, a fronte di 776 cessazioni e 806 nuove iscrizioni. Ne da notizia il direttore Confcommercio Giorgio Fiori aggiungendo che "la risultanza pur se minima e quasi irrilevante, se vista in termini assoluti è positiva, ma vanno fatti in proposito anche altri ragionamenti e distinguo".

"Esaminando infatti in dettaglio i dati delle iscrizioni e cessazioni, nello stesso periodo, del settore terziario e cioè del commercio, turismo, servizi e trasporti, rappresentato da Confcommercio, precisa Fiori, si rileva che nel semestre gennaio-giugno 2015 hanno cessato l'attività 355 imprese, a fronte di 205 aperture, con un trend dunque negativo, piuttosto significativo, per il comparto di meno 150 unità. Partendo poi dal dato delle 355 chiusure e considerando che ogni piccola impresa occupa mediamente tre addetti, si deduce che di fatto in sei mesi si sono ingenerati circa altri 1000 disoccupati che vanno ad aggiungersi ai 1900-2000 disoccupati causati dalle 648 imprese cessate, sempre del settore terziario, nel 2014".

"Pur se alcuni riescono poi a rioccuparsi, aggiunge Fiori, ripercorrendo anche l'avventura di una nuova impresa, i numeri di questi senza lavoro sono piuttosto impressionanti, ma non fanno notizia, così come al contrario accade quando chiude un'impresa industriale, magari con un numero di lavoratori relativamente contenuto, senza poi considerare che gli imprenditori e loro eventuali collaboratori o soci, al contrario dei lavoratori dipendenti, non posso usufruire di alcun ammortizzatore sociale".

"Non è poi tanto roseo neanche il dato delle nuove  aperture, stigmatizza ancora Giorgio Fiori, perché se da un lato il numero a sé stante delle 205 nuove attività del terziario createsi nel Piceno, nel periodo 1° Gennaio-30 Giugno 2015, può rappresentare un segnale di fiducia, se si vanno ad analizzare, i tempi medi di sopravvivenza di tante nuove imprese, vediamo che purtroppo una buona parte delle stesse non supera i 16/20 mesi di vita e che dunque il futuro per tanti può essere solo una scommessa".

"Questo fenomeno, sempre secondo Fiori, trova le sue ragioni anche nel lavoro che manca, soprattutto nel Piceno, tanto che molti giovani pur di occuparsi, intraprendono la strada imprenditoriale, irta di insidie e difficoltà, spesso con molta improvvisazione". "La situazione del terziario nella provincia di Ascoli Piceno, conclude Giorgio Fiori,  continua pertanto ad essere piuttosto preoccupante riconducendosi tutta, alla crisi dei consumi in atto nonostante da  più parti, anche autorevoli, si continui a parlare di segnali di ripresa che però almeno dalle nostre parti ancora proprio non si intravedono. E da un quadro così negativo è comprensibile come possa scaturire una sorta di sfogo, ma anche di "rabbia" di alcuni operatori che, costretti a "navigare a vista" in acque piuttosto agitate, si sfogano contro tutto e tutti, addebitando responsabilità teoriche che certamente non hanno, anche  alle associazioni di categoria ed alimentando quel "dividi et impera" che fa gioco solo a qualcuno, mentre al contrario si dovrebbe puntare solo all'unità, che passa necessariamente proprio per le associazioni di categoria, come la Confcommercio, che dal 1945 tutela e da voce alle imprese del terziario della provincia di Ascoli Piceno".

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