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Ascoli Piceno, NurSind interviene sulla situazione dell'Ast: ''Personale allo stremo e organizzazione al limite''

di Redazione Picenotime

NurSind Ascoli Piceno, il sindacato delle professioni infermieristiche, con una nota ufficiale ha voluto richiamare l’attenzione su una realtà che non può più essere minimizzata: serve un cambio di passo netto, con decisioni concrete. Continuare così significa trascinare il sistema verso un logoramento progressivo, fino al punto di rottura.Il personale dell’AST di Ascoli Piceno è allo stremo e non intravede alcuna luce in fondo al tunnel. Nonostante gli annunci su nuove assunzioni di infermieri e OSS, la situazione reale nei due presidi e sul territorio continua a evidenziare criticità diffuse in molte unità operative: carichi di lavoro sempre più pesanti, turnazioni sempre più gravose, difficoltà a garantire una programmazione stabile e un clima lavorativo che si deteriora giorno dopo giorno. In questo contesto, la persistente carenza di personale e i problemi organizzativi finiscono per incidere direttamente sulla qualità dell’assistenza e sulle condizioni di lavoro. Quando mancano risorse strutturali, la risposta non può essere lo spostamento continuo di persone da un reparto all’altro, perché così si crea solo disordine, si aumentano gli errori potenziali e si scarica tutto su chi è in corsia. Un esempio lampante è il fenomeno dell’“OSS trottola”, già segnalato in passato e oggi non solo ancora presente, ma peggiorato: un unico OSS viene impiegato per coprire contemporaneamente più reparti, chiamato a “saltare” da un’unità all’altra per tamponare carenze strutturali.


In pratica, si pretende che una sola persona copra più reparti nello stesso turno di lavoro. Questa non è organizzazione: è il fallimento della programmazione e della gestione del personale. Ancora più grave: nel blocco operatorio vengono sottratti OSS per coprire altri reparti, e così l’infermiere strumentista finisce per svolgere attività non proprie, con demansionamento di fatto (questa Azienda è già stata condannata dalla Cassazione per demansionamento, ma evidentemente non è bastato). È una scelta che mortifica professionalità costruite nel tempo e indebolisce un settore delicatissimo. A tutto questo si aggiunge una gestione dei turni spesso illogica: trentenni negli ambulatori e over 60 sulle notti in reparto. Eppure, il nuovo CCNL prevede tutele ed esoneri da notti e reperibilità per gli over 60 (ed altre agevolazioni). Ignorarle non è “tenere duro”: è indebolire il servizio e logorare le persone. La sanità non si regge sull’improvvisazione né sulla logica del “tappare buchi” trattando i professionisti come pedine. Si regge su programmazione, organici adeguati, competenze rispettate e condizioni di lavoro sostenibili. Quando queste basi saltano, il danno non ricade solo sui lavoratori: lo paga il cittadino, perché l’assistenza diventa più difficile, più lenta e più esposta al rischio.



Quello che sta passando, invece, è una gestione che appiattisce tutto: persone considerate intercambiabili, competenze ed esperienza messe sullo stesso piano, come se un infermiere, un OSS o qualunque altra figura valesse “una matricola”, spostabile a piacere. Questo non è governo dei servizi: è svalutazione del lavoro sanitario e impoverimento della qualità assistenziale. Infine, part-time e mobilità interna: bandi fermi da anni dai tempi del Covid. Sbloccarli significa valorizzare competenze, dare stabilità ai servizi e permettere ai lavoratori di conciliare famiglia e lavoro con il part-time.

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