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Trattori in piazza per rincari insostenibili, presente anche la delegazione della Cia Marche

di Redazione Picenotime

giovedì 03 marzo 2022

E’ effetto valanga dopo la guerra in Ucraina nell’area rossa già colpita dalla crisi sanitaria determinata dalla Peste suina africana (PSA). Nei giorni scorsi 50 trattori e 500 agricoltori sono scesi in piazza a Rossiglione nella manifestazione nazionale indetta da Cia-Agricoltori Italiani, dopo i rincari insostenibili su tutte le materie prime. Presente anche Mirella Gattari presidente della Cia Marche insieme ad una delegazione. Il gasolio agricolo necessario per le semine ed il riscaldamento delle serre ha superato gli 1,10 euro al litro, mentre il mais, prodotto strategico per le filiere nazionali dei prodotti zootecnici, è aumentato del 25% si (186 euro/ton). Piove, dunque, sul bagnato sugli allevatori, già allo stremo per la trattativa bloccata da mesi con gli industriali, con cui si chiede l’aumento di 5 centesimi al litro sul prezzo del latte. «Ma è tutto il sistema agricolo italiano a rischio default dopo la guerra ucraina – dichiara la presidente Gattari -. Nel week end l’agenzia Tass avrebbe, infatti, dichiarato già in atto il blocco del nitrato d’ammonio con cui la Russia potrebbe dichiarare una vera e propria guerra economica al mondo agricolo, essendo questo l’elemento base dei principali fertilizzanti utilizzati dalle nostre aziende». Questi concimi sono già aumentati del 150% nelle ultime settimane e solamente per il grano rappresentano il 25% del costo di produzione. L’urea, altro concime fondamentale nella fase post-semina del grano Made in Italy, è invece quasi triplicata: 1000 euro a tonnellata dai 350 dello scorso anno.

Tutto questo acuisce la situazione già pesantissima nelle zone dell’area rossa, dove oggi Cia-Agricoltori Italiani è scesa in piazza con 50 trattori nel cuore dell’area infetta dal virus della peste suina, per dire -una volta per tutte- “basta!” alla gestione irresponsabile della fauna selvatica. Il decreto emanato dal Governo per Cia è troppo blando, ostaggio di lentezze burocratiche e sprovvisto di risorse finanziarie. Il commissario straordinario previsto avrebbe, invece, solo potere di coordinamento e verifica del corretto svolgimento delle operazioni. Cia teme, dunque, che tutto il peso finanziario dell’emergenza nazionale PSA venga scaricato sulle casse di Regioni e Comuni. Le misure del decreto appaiono, inoltre, molto poco tempestive. Malgrado l’emergenza, occorrono ben trenta giorni per la stesura dei piani regionali di intervento per l’eradicazione del virus nei cinghiali e almeno altri venti per l’ottenimento del parere dell’Ispra.

«Bisogna proteggere il sistema produttivo di queste aree – prosegue la presidente della Cia Marche - con un piano di abbattimenti selettivo che crei una zona "cuscinetto" e impedisca al virus di diffondersi, anche grazie al foraggiamento artificiale della fauna selvatica. Inoltre non vanno dimenticati i danni indiretti alle aziende agricole legate all’ospitalità e alla silvicoltura che non hanno altri sbocchi produttivi e rischiano gravi ripercussioni economiche, che si vanno ad aggiungere a quelle subite per le restrizioni dovute alla pandemia da Covid nell’ultimo biennio. È inoltre necessario intervenire tempestivamente sul controllo degli ungulati in tutte le aree del paese per diminuire le possibilità di propagazione del contagio e scongiurare gli effetti devastanti sull’economia: nelle Marche ancora alle prese con la devastazione del sisma significherebbe l'azzeramento delle prospettive per le nostre aree interne perché bloccherebbe anche il turismo, settore fondamentale per il reddito dei residenti».

  

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