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Nasce Ente Bilaterale Agricolo del Piceno. Per Biologico Marche eletto all’unanimità il comitato esecutivo

di Redazione Picenotime

venerdì 20 gennaio 2023

Costituito finalmente l’ente bilaterale agricolo e dei florovivaisti per le province di Ascoli Piceno e Fermo, le uniche province marchigiane che mancavano all’appello. A darne notizia è la Coldiretti interprovinciale che, insieme a Confagricoltura e CIA per la parte datoriale e insieme a Fai Cisl, Flai Cgil e Uila Uil, in rappresentanza dei lavoratori, ha dato vita all’EBATAF.
È denominato così infatti l’ente – prosegue la Coldiretti – che è stato costituito in applicazione di quanto disposto dalla normativa vigente e del Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro con l’obiettivo di integrare i trattamenti assistenziali obbligatori in caso di malattia o di infortunio e, più in generale, di integrare l’assistenza pubblica per tutti i lavoratori nell’ambito del settore agricolo e florovivaistico, di promuoverne la loro formazione e di incentivare misure volte a migliorare la sicurezza nei luoghi di lavoro e le pari opportunità.
Un traguardo importante quello raggiunto oggi – commentano Armando Marconi e Francesco Goffredo, Presidente e Direttore di Coldiretti Ascoli Fermo – in quanto non solo potremo offrire strumenti innovativi alle imprese agricole e maggiori tutele ai lavoratori del settore ma completiamo così, nella nostra regione, la costituzione degli Enti Bilaterali Agricoli provinciali con l’obiettivo comune di operare per promuovere lo sviluppo del settore primario”.
Gli enti bilaterali agricoli provinciali sostituiscono quelli extra legem che nacquero negli anni sessanta con il nome di CIMACLA. “Era essenziale che Coldiretti Ascoli Fermo tornasse a comporre la governance di questo tipo di ente dopo un quarto di secolo – concludono Marconi e Goffredo – per dar voce a tutti i propri soci imprenditori che oggi assumono manodopera per oltre 120mila giornate lavorative all’anno e che, dal vecchio ente, non si sentivano rappresentati”.


Per quanto riguarda il distretto Biologico Marche è stato eletto all'unanimità il comitato esecutivo: inizia l’operatività del bio distretto più grande d’Europa. Al fianco del presidente Giovanni Girolomoni ci saranno Tommaso Di Sante, Andrea Passacantando e Federico Marchini. Sono questi i membri eletti a larghissima maggioranza nel corso del consiglio del Distretto Biologico delle Marche di ieri per andare a comporre il Comitato esecutivo. Grande unità di intenti. Tutto il mondo delle associazioni agricole e delle cooperative ha stretto su nomi rappresentativi come quelli di Di Sante (presidente di Coldiretti Pesaro Urbino), Passacantando (presidente regionale di Copagri) e Marchini (già presidente nazionale di Anabio Cia). Ora il Biodistretto, con la sua giunta, è pronto per affrontare con la Regione i percorsi più idonei per entrare nella piena operatività. Un’unità di intenti di grande valore in una regione che negli anni, non solo nel mondo agricolo, ha vissuto di frammentazioni e personalismi che ne hanno amplificato la marginalità. Attraverso quel che è stato ribattezzato come “il Biodistretto più grande d’Europa” ci cerca ora di recuperare il terreno perduto. Con quasi un ettaro su quattro già certificato, Le Marche sono già oggi a un passo dagli obiettivi fissati dall’Ue per il 2030 e di gran lunga al di sopra della media italiana (17%) e della media europea (9%). Le superfici biologiche nelle Marche sono più che raddoppiate negli ultimi 10 anni e oggi si contano quasi 4.500 operatori iscritti all’Albo regionale. Obiettivo del Distretto, nato con lo Statuto firmato da Cia, Coldiretti, Copagri, Confagricoltura, Legacoop, Confcooperative, Agci e Camera di Commercio, è quello di valorizzare i prodotti agricoli, promuoverne il consumo nelle mense, nei ristoranti, nei circuiti commerciali e presentare le Marche come regione biologica con una elevata qualità della vita per accrescere la loro attrattività turistica visto anche che oltre un viaggiatore su cinque, secondo l’Osservatorio sull’Economia del Turismo delle Camere di Commercio, sceglie le Marche per i suoi paesaggi naturali, il 16% per i prodotti tipici locali (4 punti in più rispetto alla media italiana) e c’è anche un 4% che cerca la ristorazione di eccellenza. Come visibilità c’è molto da fare. L’agroalimentare che reca la marchigianità in etichetta vale, secondo l’Osservatorio Immagino GS1, circa 79 milioni di euro l’anno ed è in crescita (il 2,3% in più di valore tra 2021 e 2022) ma parecchio indietro rispetto a regioni più riconoscibili come Trentino, Sicilia ed Emilia Romagna. Si può fare davvero di più considerando i numeri del biologico presso i consumatori - 5 miliardi di euro di consumi interni (+131% negli ultimi 10 anni secondo Nomisma) e 3,3 miliardi di euro (+181%) di export – e la diffusione di questo settore nella nostra regione, leader in Italia per numero di attività biologiche rispetto al numero di abitanti secondo i dati Biobank.

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