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"Iveco indiana, sconfitta italiana". Striscione anche ad Ascoli contro la cessione a Tata

di Redazione Picenotime

Striscione CasaPound

Striscione CasaPound

Striscione CasaPound

“Iveco Indiana, sconfitta italiana”. È questa la scritta comparsa nella notte ad Ascoli ed in decine di città italiane su striscioni firmati da CasaPound, per denunciare la cessione dello storico marchio Iveco al colosso indiano Tata Group.

Ci hanno venduto ancora una volta, come sempre, nel silenzio complice delle istituzioni”, si legge in una nota diffusa dal movimento CasaPound. “Parlano di operazione industriale, ma è solo l’ennesima fuga degli Agnelli con le tasche piene e le fabbriche svuotate.

Per CasaPound si tratta dell’ennesimo colpo inferto alla sovranità economica nazionale, con una cessione che rischia di impoverire il tessuto produttivo del Paese e portare fuori dai confini competenze e lavoro. “Lo Stato resta a guardare mentre perdiamo tutto. La protesta di questa notte – prosegue la nota – vuole denunciare la sistematica svendita dell’apparato industriale italiano. Lo Stato continua a restare a guardare, mentre a ogni cambio di proprietà ci raccontano che andrà tutto bene. Ma quando la spina dorsale produttiva del Paese finisce in mani straniere, non è un affare: è una resa.

Nazionalizzare le imprese strategiche: la proposta

La posizione di CasaPound è netta: “Bisogna chiudere le porte ai predoni internazionali. Occorre applicare senza esitazione il Golden Power, lo strumento giuridico che consente allo Stato di bloccare acquisizioni pericolose per l’interesse nazionale. Ma soprattutto – aggiunge il movimento – è il momento di nazionalizzare le industrie strategiche. Difendere Iveco significa difendere l’Italia. Se non lo si fa ora, non lo si farà mai".

Senza industria, non c’è nazione. Con questa azione simbolica – conclude CasaPound – abbiamo voluto accendere i riflettori su una battaglia cruciale: quella per la sovranità industriale. Senza il controllo sulle fabbriche, le infrastrutture e le tecnologie, non c’è indipendenza, non c’è futuro, non c’è nazione. È tempo che l’Italia torni padrona di sé stessa. La riconquista comincia qui".




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