Export Marche, l'analisi della situazione nel primo trimestre 2025

di Redazione Picenotime

mercoledì 18 giugno 2025

Il primo trimestre 2025 si chiude con un rallentamento delle esportazioni marchigiane, che interessa anche le province di Macerata, Ascoli Piceno e Fermo, ma con andamenti molto differenti: se nel Maceratese si limitano i danni (-4,9%), ad Ascoli Piceno (-19,5%) e Fermo (-11,1%) si registrano cali più significativi, in particolare nei settori della moda, calzature e mobili. La regione segna invece una flessione dell’11,6% dell’export.

Partendo da Macerata, questa è la provincia che mostra la maggiore resilienza. Il manifatturiero cala del -3,5%, ma la tenuta dei settori a maggiore concentrazione di MPI (un lievissimo +0,0%) è sostenuta da alcuni segni positivi, come quello dei prodotti alimentari (+12,3%) o di legno e sughero (+24,5%). Tuttavia, restano difficoltà in settori storici come mobili (-29,1%), abbigliamento (-12,9%) e tessile (-10,2%).

Nella provincia di Ascoli Piceno il calo del manifatturiero raggiunge il -19,8%, spinto anche dalle gravi flessioni di prodotti in metallo (-40,6%) o dell’abbigliamento (-8,2%). In positivo ci sono: +59,6% per legno e sughero, +24,7% per i mobili e +9,4% per l’alimentare.

Le esportazioni fermane si contraggono del -11,1%, con i settori di MPI a -12,3%. La moda ha un calo importante, del -12,6%, pelli e calzature del -13,1%, così come quello della produzione di mobili (-26,4%, che hanno un peso minore però nell’economia provinciale). Segno positivo per il legno, con un +35,9%.

Come spiega Enzo Mengoni, Presidente territoriale Confartigianato Imprese Macerata-Ascoli Piceno-Fermo, “l’analisi evidenzia come la diversificazione e l’innovazione siano fattori chiave per reggere i mercati internazionali. Se la provincia di Macerata riesce a compensare la crisi dei settori tradizionali con comparti emergenti o comunque con una certa solidità, penso all’agroalimentare, la provincia di Fermo paga la sua forte specializzazione in settori che stanno vivendo un difficile momento storico, come moda e calzaturiero. Quindi, Ascoli Piceno, che da diverse rilevazioni sta scontando la grande flessioni delle esportazioni nel farmaceutico”.  

“Per rilanciare l’export – prosegue Mengoni - non bastano interventi occasionali: serve una strategia strutturale che punti sulla diversificazione produttiva, sull’innovazione e sulla costruzione di filiere corte e flessibili. Le imprese più resilienti sono quelle che affiancano ai settori tradizionali nuove specializzazioni, capaci di intercettare la domanda globale con prodotti ad alto valore aggiunto. Diversificare non significa abbandonare i settori tradizionali, ma affiancarvi nuove linee più resistenti ai cicli globali, che possano essere appetibili per le tendenze emergenti (green economy, salute, benessere, digitale…) Fondamentale è poi garantire una presenza stabile sui mercati internazionali, con percorsi continui di promozione, digitalizzazione e sviluppo commerciale. Tutto questo richiede anche investimenti forti in formazione tecnica e manageriale, per dotare le PMI degli strumenti necessari a competere all’estero. Le politiche pubbliche devono quindi accompagnare questo processo con misure mirate e di lungo periodo, capaci di sostenere chi esporta oggi e chi ha intenzione di farlo nel breve periodo”.


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