Ascoli Piceno, scoperta banda di ricettatori di ricambi auto: operazione congiunta Polizia e Guardia di Finanza
di Redazione Picenotime
mercoledì 24 gennaio 2024
Lo sviluppo di sinergie operative fra il Gruppo della Guardia di Finanza e la Polizia Stradale di Ascoli Piceno ha permesso l’individuazione di un sodalizio criminale italo/polacco che operava, sia sui canali tradizionali che sul web, mediante la commercializzazione di pezzi di ricambio per auto rubati. Grazie al continuo monitoraggio sulla filiera commerciale che concerne il mercato al dettaglio dei pezzi di ricambio per auto, è stato infatti portato alla luce un rilevante quanto pericoloso traffico di componentistica sia meccanica che elettronica, di provenienza illecita e destinata agli ignari (ma incauti) acquirenti locali e nazionali. L’attenzione dei reparti investigativi della Polizia Stradale e dalla Guardia di Finanza di Ascoli Piceno è stata inizialmente attirata da alcuni magazzini ubicati nei pressi della zona industriale di Ascoli Piceno: all’interno degli stessi, a seguito delle perquisizioni portate a termine sotto il diretto coordinamento della Procura della Repubblica di Ascoli Piceno, sono stati rinvenuti, esaminati e catalogati migliaia di pezzi di ricambio per il settore “automotive”, consistenti perlopiù in airbag, centraline elettroniche, cruscotti, sterzi, un motore usato completo, parti di carrozzeria varie ed altro materiale, tutti di recente costruzione, appartenenti a numerosissimi brand automobilistici: Fiat, Alfa Romeo, Lancia, Jeep, Iveco, BMW, Audi, Mercedes, Jaguar, Mini, Land Rover, Volvo, Chevrolet, Citroen, Dacia, Renault, Ford, Mercedes, Nissan, Peugeot, Porsche, Volkswagen, Peugeot, Skoda, Seat, Toyota, Suzuki, Kia, Mitsubishi, Honda. Al termine dei laboriosi e complessi accertamenti investigativi della Polizia Stradale, successivi a questo imponente rinvenimento, ed attraverso l’esame approfondito di oltre 2 mila componenti ed accessori di svariata tipologia, si è arrivati a stabilire - con assoluta certezza - per centinaia di essi la provenienza illecita, in quanto provenienti da autovetture precedentemente rubate in tutta Italia, poi sezionate e “cannibalizzate” nelle parti di pregio, ed infine stoccati nel Piceno in funzione della successiva commercializzazione. La vendita al pubblico avveniva presso un negozio fisico sito in Ascoli Piceno, ma parallelamente alla stessa era stata affiancata anche l’attività online tramite siti web realizzati per lo specifico scopo, con spedizioni verso tutto il Territorio Nazionale. I pezzi di auto rubati venivano quindi rivenduti quali nuovi a prezzi di gran lunga inferiori a quelli del mercato ufficiale, a scapito però della sicurezza nel loro effettivo funzionamento: basti pensare al pericolo che rappresenta un dispositivo airbag che si ritenga efficiente, ma che in realtà potrebbe attivarsi all’improvviso fuori dai casi previsti, oppure non si attivi affatto in occasione di uno scontro. Le modifiche o le installazioni di elementi ingegneristicamente complessi quali quelli trafugati, effettuate in maniera non professionale ed approssimativa, senza rispettare le procedure e gli standard di qualità delle case madri, oltre a mettere a repentaglio la sicurezza dei veicoli sui quali sono montati – e quindi delle persone trasportate - costituiscono un pericolo inaccettabile anche per tutti gli altri utenti della strada. Al contempo grave è stato il danno portato alle legittime attività dei rivenditori che operano sul territorio rispettando la Legge; a causa dei prezzi anti-concorrenziali, e grazie anche alla sistematica evasione fiscale posta in essere da questo sodalizio criminale, chi rispettava le regole rischiava di trovarsi inesorabilmente fuori mercato. A tal proposito, la Guardia di Finanza ha acquisito importanti elementi contabili e gestionali che, confrontati con gli adempimenti fiscali previsti, hanno fatto accertare la sottrazione al Fisco italiano di oltre 6 milioni di euro in termini di reddito imponibile ai fini delle Imposte Dirette e circa 1,3 milioni di euro di IVA dovuta. I siti web utilizzati per la commercializzazione sono stati oscurati, e tutta la componentistica rinvenuta è stata sottoposta a sequestro. Diverse sono le ipotesi di reato ravvisabili, dalla ricettazione (art. 648 c.p.) al riciclaggio (art. 648 bis) alla contraffazione (art.473 c.p.) alla frode nell’esercizio del commercio (art. 515 c.p.) e alle omesse dichiarazioni in materia di IVA e II.DD. (art. 5 D.Lgs. 74/2000).
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