Maxi operazione antidroga a Porto D'Ascoli, blitz della Polizia di Stato: eseguite 14 misure cautelari
di Redazione Picenotime
mercoledì 09 luglio 2025
Investigatori della Polizia di Stato -Squadra Mobile di Ascoli Piceno e S.I.S.C.O. di Ancona- sono impegnati dalle prime ore dell’alba in un'operazione volta a disarticolare un’associazione criminale operante nel traffico di stupefacenti nelle Marche.
Sono state eseguite 14 misure cautelari (12 in carcere; 2 arresti domiciliari) nei confronti di un’organizzazione il cui capo, in passato legato alla ‘ndrangheta, aveva la disponibilità di armi (pistole, fucili, bomba a mano) che utilizzava per intimidazioni non solo nei riguardi dei concorrenti nel mercato della droga, ma anche verso i suoi stessi sodali e nei confronti di chiunque volesse provare a sfidarlo. L’associazione criminale, in cui anche donne e minori svolgevano mansioni operative, aveva la propria base logistica in una casa abusiva di Porto d’Ascoli, un’immobile costruito abusivamente con degli abbellimenti architettonici (leoni e mosaici), simbolo del potere dell’organizzazione, utilizzata per nascondere droga ed armi sotto terra e decorata con leoni e mosaici, come simbolo di potere. Gli associati si erano insediati nel territorio della provincia di Ascoli Piceno seguendo gli schemi tipici delle ‘ndrine calabresi e, alcuni di loro, continuavano a commettere reati anche dal carcere, cedendo droga e comunicando all’esterno con cellulari e pizzini.
E' emerso come l’organizzazione, con a capo il soggetto calabrese, avesse assunto la fisionomia di un clan, che attraverso l’utilizzo di armi, violenza e ritorsioni, stava conquistando il mercato della droga (cocaina, eroina e hashish) nella provincia di Ascoli Piceno e, in particolare, nella zona costiera di San Benedetto del Tronto. L’uomo veniva da tutti chiamato “zio”, un termine che lo indicava a capo della struttura, da qui la denominazione dell’operazione antidroga “Grandsons”. La struttura è risultata caratterizzata da rapporti di parentela tra gli associati, equilibrati dalla partecipazione agli scopi criminali anche delle donne (3 quelle colpite da custodia cautelare in carcere e 2 agli arresti domiciliari), e aveva stretto una stabile alleanza con alcuni soggetti albanesi che, com’è noto, gestiscono anche in questa regione i grandi quantitativi di cocaina. E' emerso come il predetto avesse la piena disponibilità ed operatività del gruppo, sia per mezzo di formali direttive, sia tramite episodi di minacce e violenze. Lo stesso, facendo leva sul suo passato criminale e godendo di amicizie attuali con alcuni esponenti della ndrangheta calabrese, è riuscito ad intimorire i giovani sodali, che spingeva a svolgere numerose cessioni di stupefacente e a compiere azioni intimidatorie e ritorsive attraverso l’utilizzo delle armi. Emblematico al riguardo, risultava essere un episodio accaduto nel contesto di un’attività di spaccio, in cui il principale indagato usava violenza nei confronti di un soggetto straniero vicino al gruppo, mettendolo in condizione di inferiorità e brandendo verso lo stesso un machete col quale lo costringeva ad aderire alle sue disposizioni, così imponendogli la sua condizione di vertice. Nel corso dell’indagine si delineavano numerose figure, tra cui quelle che assumevano maggior rilievo erano quelle di un cittadino di origine albanese, di anni 33, pregiudicato per reati in materia di stupefacenti, residente in un comune dell’adiacente provincia di Teramo, che risultava interessato ad una coltivazione di una piantagione di marijuana in Spagna da trasportare verosimilmente in Italia. Nel contesto associativo, oltre alle figure di spicco, venivano individuati altri sodali con un ruolo di subordinazione, che svolgevano, oltre all’attività di spaccio al dettaglio dello stupefacente, il taglio dello stesso, il confezionamento e la raccolta delle somme provento dell’attività di spaccio. Emersa inoltre la disponibilità da parte del principale indagato e di altri appartenenti al gruppo, di armi da fuoco, sia corte che lunghe, sia alcune modificate per aumentarne la potenzialità offensiva. Si accertava, infatti, che il predetto aveva la disponibilità di due pistole a tamburo, un fucile a canne mozze ed una bomba a mano, sebbene priva della carica esplosiva. Inoltre, il gruppo aveva l’ulteriore disponibilità di una pistola semiautomatica calibro 9 x 21. Le medesime risultavano custodite nelle pertinenze dell’abitazione dello stesso e venivano rinvenute nel corso di una perquisizione. La bomba a mano, invece, veniva rinvenuta a poca distanza dell’abitazione del principale indagato, interrata all’interno di un involucro di vetro. Il rinvenimento, del tutto fortuito, è avvenuto grazie al fiuto di un cane che stava giocando nei paraggi.
Nel corso delle indagini, sono stati effettuati cinque arresti in flagranza di reato di altrettanti soggetti italiani e di origine albanese. Dall’attività emergeva come alcuni sodali, nonostante fossero detenuti presso le Case Circondariali di Ascoli Piceno, Teramo e Ferrara, per altro titolo di reato contestato da una diversa Autorità Giudiziaria, continuassero comunque a mantenere contatti con gli altri appartenenti al gruppo, tramite utilizzo di apparecchi telefonici, con il raggiunto scopo di continuare ad organizzare l’attività di spaccio. Grazie alle complesse attività investigative, emergeva come il gruppo riuscisse a smistare alti quantitativi, anche nell’ordine di alcuni kilogrammi, di sostanze stupefacenti prevalentemente di tipo cocaina.
Al termine delle indagini delegate, la Procura Distrettuale Antimafia presso il Tribunale di Ancona trasmetteva al Giudice per le Indagini Preliminari una richiesta di misura cautelare per gli indagati che veniva accolta, con emissione del provvedimento restrittivo a carico di quattordici persone. Nei prossimi giorni, le persone tratte in arresto potranno fornire la propria versione dei fatti nel corso dell’interrogatorio di garanzia davanti al Giudice per le Indagini Preliminari. L’operazione antidroga, che ha richiesto l’impiego di oltre 100 operatori della Polizia di Stato, è contestualmente avvenuta in diversi territori – Ascoli Piceno, San Benedetto del Tronto (AP), Monteprandone (AP), Controguerra (TE) ed Imperia, con la collaborazione delle Squadre Mobili delle Questure di Ancona, Chieti, Fermo, l’Aquila, Macerata, Perugia, Pesaro, Pescara, Teramo, Terni, Potenza ed Imperia, coadiuvati da personale del Reparto Prevenzione Crimine di Pescara, dalla Squadra Cinofili antidroga di Ancona e Roma, e del Reparto Volo di Pescara, sotto il coordinamento del Servizio Centrale Operativo della Polizia di Stato. Nell’esecuzione delle misure cautelari, ha prestato collaborazione la Polizia Penitenziaria del Carcere di Ascoli Piceno, presso il quale sono state eseguite 3 delle 14 ordinanza, con relative perquisizioni delle celle detentive.
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