Ascoli Calcio, Ardemagni: “Idea di calcio di Vivarini perfetta per un attaccante. Peccato per infortuni”
di Redazione Picenotime
domenica 21 aprile 2019
Il 32enne centravanti dell'Ascoli Matteo Ardemagni, autore di 6 gol in campionato in 13 presenze, ha rilasciato un'interessante intervista al giornalista Guglielmo Longhi della "Gazzetta dello Sport" in vista della prossima gara interna contro il Venezia valevole per la 34esima giornata del campionato di Serie B.
Le dà fastidio l'etichetta di "classico giocatore di categoria"?
"Un po' sì, so di valere di più. Non sono uno che dà la colpa agli altir o si piange addosso, ma devo dire che non ho mai avuto la possibilità di confrontarmi con il calcio che conta. Il Chievo mi aveva preso per fare la quarta punto, ero chiuso da Thereau, Pellissier e Paloschi. Così a gennaio ho deciso di cambiare squadra ed andare a Carpi. E forse questo è stato un errore".
Perchè?
"Avrei dovuto aspettare, ma sono fatto così, non ho pazienza o voglia di stare in panchina sperando che arrivi il mio momento. Sono un istintivo, devo essere al centro dell'attenzione".
Con il Milan è stato un amore difficile.
"Ho fatto tutte le giovanili fino alla Primavera, poi la tournèe in America con la prima squadra. Ho giocato in Coppa Italia contro il Brescia, mai in campionato. Purtroppo".
Rimpianti?
"No, è stata un'esperienza bellissima. Dormivo lì, mangiavo lì, mi sono confrontato con campioni come Sheva, Kakà e Inzaghi, che anche oggi è il mio modello. Mi suggeriva i movimenti da fare, parlava molto, la sua fame mi è rimasta dentro. Sapeva segnare in qualsiasi modo, l'ho sempre ammirato per questo. Voglio diventare un po' come lui, anch'io faccio il lavoro sporco là davanti".
Come è cambiato da allora "Pippo" Ardemagni?
"A 18 anni lavoravo più con il fisico, ora con la furbizia".
Come gestisce i momenti di crisi?
"Non si possono fare tutti gli anni 22 o 23 gol. E se non segni, senti il peso: più cerci il gol e meno lo trovi. Bisogna stare tranquilli".
Il suo gol memorabile?
"Forse quello al Lecce ai tempi del Cittadella: un destro al volo che sorprese anche me. Ma non sono abituato a fare cose da fenomeno. Sono come Pippo, penso a buttarla dentro".
Contro lo Spezia il 1° Dicembre, dopo 46 secondi, ha segnato il 100° gol in Serie B.
"Una soddisfazione enorme in una stagione poco felice".
Gli infortuni?
"Esatto, ne ho avuto due piuttosto seri che mi hanno tenuto fuori alcuni mesi: frattura di radio e ulna e strappo al quadricipite. Peccato, perchè questa poteva essere la stagione giusta per superare ancora i 20 gol".
L'anno migliore col Cittadella?
"Sì, con quello di Modena quando sono arrivato a 23. Mi ricorderò sempre cosa diceva lo speaker dello stadio: "Non è certo un fatto strano che segni il bomber di Milano". Aveva una rima per ogni giocatore".
Perchè a Cittadella nascono bravi attaccanti?
"E' un mondo a parte, poche pressioni, mentalità vincente, lavori serenamente".
E poi c'era Foscarini, un grande psicologo.
"Uh, quanto ci stressava con la sua programmazione neurolinguistica! Scherzo, ovviamente. E' uno che parla molto e con tutti, ma a me non serviva. Sono il miglior motivatore di me stesso".
E' stato il primo colpo della nuova gestione di Percassi. Non le viene il dubbio di essere arrivato all'Atalanta nel momento sbagliato?
"In effetti era un momento particolare, eravamo in B. Sono partito male, sbagliando un rigore col Vicenza. L'anno prima avevo fatto 22 gol col Cittadella, c'erano grandi aspettative su di me. A gennaio, come mia abitudine, sono andato via, a Padova".
Tra le tante, ha giocato in 3 squadre poi fallite: Triestina, Modena e Avellino. Come si vivono quei momenti?
"Mi ha colpito soprattutto quello che è successo ad Avellino, vedevo gente piangere in strada, tutto è precipitato da un giorno all'altro. Non era facile stare tranquilli, riuscire ad allenarsi con questo pensiero in testa".
Ad Avellino ha ritrovato in panchina due vecchie conoscenze.
"Novellino, il solito martello, E Foscarini, sempre uguale. La stessa macchina di 10 anni prima, la stessa passione per gli studi di psicologia".
Cosa le piace di Vivarini?
"Cura molto l'aspetto fisico e ha un'idea di calcio offensiva, chiede di aggredire alto. Perfetto per un attaccante".
L'Ascoli manca dalla A da 12 anni.
"Troppo, la piazza è appassionata, sembra di stare al Sud. C'è tutto per far bene, abbiamo una piccola speranza per i playoff, altrimenti ci riproviamo. Ho altri due anni di contratto e spero di essere più fortunato, Poteva essere la stagione giusta: 6 gol in 13 partite, non male".
© Riproduzione riservata
Commenti
Alvaro da Osimo
domenica 21 aprile 2019
VAI ARDEMAGNI IL PROSSIMO ANNO FACCIAMO LA SCQUADA FORTE. LA MIA FEDE È UNA SOLTANTO ASCOLI CALCIO E ME NE VANTO. LUNEDÌ TUTTI PRESENTI.
PIAZZA DEL POPOLO
domenica 21 aprile 2019
QUAlcuno mi sa dire che fine a fatto il giovane difrancesco dato in prestito alla primavera della juvenfus
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