Scarafoni in esclusiva: "Verrei di corsa ad allenare il Picchio"
di Redazione Picenotime
lunedì 03 giugno 2013
Lorenzo Scarafoni ha vissuto da protagonista i gloriosi anni Ottanta dell'Ascoli Calcio targato Costantino Rozzi, stagione indimenticabili nel corso delle quali
il Picchio ha dato filo da torcere a tutti i club più blasonati del calcio italiano. Ora però i tempi sono cambiati e la squadra bianconera si trova ad
affrontare una dolorissima retrocessione in Lega Pro con tanti dubbi sul futuro. In esclusiva per Picenotime.it l'allenatore ed ex attaccante ascolano (che ha avuto
l'onore di far coppia in avanti con il mitico brasiliano Walter Junior Casagrande) ha analizzato i perchè di un campionato pieno di contraddizioni ed i
possibli scenari per la prossima stagione.
Mister, è rimasto stupito da questa incredibile retrocessione dell'Ascoli dopo un girone d'andata in
cui si parlava addirittura di playoff?
Mai mi sarei aspettato la retrocessione, anche se quando l'Ascoli aveva realizzato quel filotto di vittorie nel
periodo natalizio pensavo tra me e me che Silva stesse facendo un vero e proprio miracolo con una rosa non di primissimo piano a disposizione. La squadra giocava anche
un calcio discreto, poi però dopo Gennaio la situazione è sfuggita di mano, è stato perso equilibrio ed allora anche io ho iniziato a temere il
peggio.
Chi ha avuto più responsabilità: società, allenatore o giocatori?
Come sempre in queste occasioni le
responsabilità vanno divise in maniera proporzionale, nessun può sentirsi esente da colpe. Credo però che siano stati due gli errori principali,
entrambi da parte dei vertici societari. Il primo, madornale, non aver ascoltato Silva a Gennaio e non rinforzare la squadra, il secondo esonerarlo dopo il ko con la
Reggina, credo che con lui in panchina per tutto l'arco finale del campionato ci saremmo potuti salvare.
Per tre quarti di campionato è stato Zaza il trascinatore dell'Ascoli, poi il bomber lucano si è spento sul più
bello. Da ex attaccante lo considera un potenziale campione?
Zaza è un ottimo giocatore ed ha un futuro assicurato. In mezzo al marasma e alle
critiche, ovviamente, anche lui ha dovuto faticare, ma non si poteva chiedere la luna ad un ragazzo così giovane, posso assicurare che non è facile
giocare con tanta pressione sulle spalle quando si è appena ventenni. Credo che sia già pronto per essere protagonista in Serie A, lo vedrei bene da
titolare in una squadra di medio-alta classifica.
Lei ha vissuto gli anni gloriosi dell'Ascoli di Rozzi, che effetto le fa vedere di nuovo il Picchio
in Serie C?
Non puoi immaginare la tristezza che provo, fa veramente male. Le poche volte poi che sono venuto allo stadio mi veniva il magore a vederlo
semi-vuoto, ho tutt'altro ricordo del Del Duca nella mia mente, anche se erano altri tempi. L'Ascoli è un patrimonio calcistico e sociale di tutte le Marche e del Centro Italia e merita quindi altri palcoscenici, la speranza è di risorgere presto dalle ceneri di una retrocessione che ha scottato tutto il
popolo bianconero.
Crede che sia finito il ciclo della famiglia Benigni e che sia tempo di voltare pagina a livello societario?
Se ci fosse
qualcuno veramente interessato ad acquistare il club penso che sia davvero arrivato il momento di cambiare rotta, il problema è che non si vede molta
gente in giro seriamente intenzionata... Benigni ha fatto tanto per l'Ascoli, ma ora è in là con gli anni e troppo spesso si circonda delle persone
sbagliate. Dovrebbe scegliere meglio gli uomini a cui affidarsi nei ruoli strategici della società.
Ascoli a caccia di un nuovo allenatore per la
Lega Pro: se arrivasse una chiamata lei che risponderebbe?
Verrei di corsa, il mio amore per i colori bianconeri è incondizionato e sarebbe un
grande onore guidare la squadra dove sono cresciuto, con la quale ho giocato in Serie A e della quale sono un super tifoso. Ma credo proprio che questo non
avverrà, è più probabile che mi chiamino ad allenare la Sambenedettese...
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