Coronavirus, Balata: “Serie B rappresenta tradizioni nostro Paese, dobbiamo essere tutelati”
di Redazione Picenotime
lunedì 11 maggio 2020
“Molto di quello che il calcio ha sempre rappresentato per il nostro Paese, vale a dire un modo di vivere il prossimo, la comunità e con esso anche il proprio territorio, si trova improvvisamente sacrificato. E questo non lo trovo giusto. I valori di coinvolgimento e di socializzazione è necessario rimangano in primo piano anche nella corsa, pur necessaria e improcrastinabile, verso la ripartenza delle competizioni. Altrimenti rischiamo seriamente di non essere capiti dai nostri interlocutori, cioè i tifosi". A dichiararlo, in un'intervista concessa al "Corriere dello Sport"; è il presidente della Lega di Serie B Mauro Balata. Il campionato cadetto, a causa dell'emergenza Coronavirus, è fermo dallo scorso 9 Marzo. "In tal senso la Serie B rappresenta oggi questi valori, qualcosa che va ben al di là del mero conto economico: il Campionato degli italiani, dei territori, dei giovani, delle speranze, delle ambizioni, della tradizione e della storia del nostro Paese. Tutto ciò ha un significato importante che va “oltre” ma che rischia di passare in secondo piano e di venire mortificato da politiche miopi e di corto respiro; ignorare questi principi, infatti, significherebbe incamminarsi verso un lento e inesorabile declino. Riscontriamo la nostra solitudine, invece, rispetto alle mancate politiche che in tutti questi anni, non solo nelle ultime stagioni, hanno messo in secondo piano quella dimensione sociale ed economica di prossimità, votata al territorio, che rappresentiamo. Una dinamica di sistema che ha trascurato pratiche virtuose che sono base e fondamento del calcio e ne determinano crescita, popolarità e vicinanza. Politiche che hanno abbandonato la Serie B, talvolta costringendola a intraprendere un percorso quasi autonomo nel ruolo di formazione e identità a cui una serie di secondo livello inevitabilmente si rivolge. La Lega B, nonostante questo, non si è sottratta nel recente passato a quel processo di ristrutturazione che chiedeva la categoria e le sue associate, generando effetti positivi in termini di sostenibilità, e trasparenza, fattori indispensabili per la credibilità di questo sport. I numeri parlano chiaro, la distribuzione di risorse ai club è cresciuta di oltre il 30%, grazie a una politica di razionalizzazione dei costi ma soprattutto di raggiungimento di nuovi ricavi. Questo ha permesso, pur nelle difficoltà economiche, l’iscrizione al campionato di tutti i club, certificata da fideiussioni che sono blindate, rilasciate da istituti di primaria importanza, l’assenza di penalizzazioni nelle classifiche, distorsione che ha contraddistinto i campionati da un decennio a questa parte, e bilanci più sostenibili. Ha inoltre rappresentato un volano per l’economia dei territori se è vero, come testimonia lo studio di un importante istituto specializzato, che la Serie B genera un impatto economico diretto, indiretto e di indotto di circa 1,5 miliardi al quale va sommato, inoltre, l’inestimabile valore sociale di carattere qualitativo (crescita e benessere dei giovani, tutela della salute, sicurezza). Ora, di fronte alla tragedia che sta colpendo il mondo intero e che inevitabilmente porterà a un rallentamento se non addirittura a uno stop dei progetti che perseguono questa crescita, è giunto il momento di pretendere con ancora maggiore forza, rispetto al passato, di essere correttamente valorizzati e tutelati dal sistema calcistico, in modo da poter continuare un percorso preciso e ben identificabile e, modestamente, imprescindibile di fare calcio - ha aggiunto Balata -. Cosa chiediamo? Di continuare a fare il calcio con i giovani e per la gente, di rappresentare un punto di riferimento credibile e trasparente per il tifoso ma anche per le famiglie, di poter fare impresa e generare socialità. Di creare emozioni e coltivare sogni, di tutelare questo sport nella sua più nobile accezione anche e nonostante la complessa situazione che abbiamo di fronte. È il nostro DNA ed è per questo che vogliamo ripartire“.
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