Secondo la vulgata il mestiere del calciatore, oggi, rappresenterebbe una strada – tutto sommato piuttosto semplice - per fare carriera. Insomma, un lavoro come tutti gli altri, anzi, quasi una scorciatoia per raggiungere retribuzioni molto alte, senza dover affrontare troppi sacrifici o senza poter contare su doti eccezionali.
Quanto guadagnino i migliori giocatori della Serie A lo sappiamo tutti, e quasi tutti gli appassionati di sport, forse, hanno un’idea almeno dell’ordine di grandezza degli stipendi top a livello mondiale. Si parla in quest’ultimo caso di cifre veramente astronomiche, in parte dovute all’entrata in scena di sceicchi sauditi e capitali stranieri con capacità di investimento oggi ineguagliabili in Italia. Se queste sono le possibilità di guadagno, perché non lanciarsi a capofitto in questa carriera, in fondo, a dare due calci al pallone, sono buoni tutti!
Prima di saltare a conclusioni affrettate, cerchiamo conferma nei dati. In Serie A, sappiamo che i titolari delle top 5 ricevono tutti (salvo rarissime eccezioni) compensi annui a sei zeri, motivo per cui Inter, Juventus, Napoli, Roma, Milan hanno un monte ingaggi che supera i 100 milioni (fonte, Calcio e Finanza, 2025). Anche tra le file delle neopromosse la situazione retributiva è tutt’altro che critica per i calciatori, che ricevono stipendi che nel peggiore dei casi si trovano nell’ordine delle centinaia di migliaia di euro. Insomma, osservando la Serie A, la carriera calcistica sembrerebbe un investimento su cui puntare con decisione.
I calciatori professionisti, in Italia, però, sono quasi 3000, e non tutti militano nella massima serie. In particolare sono ripartiti così: 1225 in Serie A, 711 in Serie B e 963 in Lega Pro, senza contare i giovani di serie, che superano le 2000 unità in Serie A e B e sfiorano le 5000 in Lega Pro (2899 nel 2018, fonte lavorodirittieuropa). Per un quadro completo dunque, non possiamo ignorare la serie cadetta e la Lega Pro.
Gli stipendi in Serie B sono soggetti a variazioni notevoli, distribuendosi in un range piuttosto ampio , superiore a quello di Serie A: si passa infatti dai minimi retributivi di 18,636 Euro netti per i giocatori dai 20 ai 23 anni, a stipendi simili a quelli percepiti nella serie maggiore, per giocatori con un passato in A o con molti anni di esperienza in B. Uno studio ha evidenziato che, considerando anche i giovani di serie, circa il 44% dei calciatori di B percepisce uno stipendio mensile pari a circa 1500 Euro.
La variabilità degli ingaggi, pur suggerendo una correlazione con le fasce di età, non si spiega solo con questo fattore. Questa grande variabilità potrebbe essere spiegata anche e soprattutto attraverso il fatto che il campionato cadetto costituisce per molti un vero e proprio trampolino di lancio verso la Serie A e i campionati esteri maggiori. Nella serie cadetta, infatti, convivono giocatori che hanno raggiunto la piena maturità calcistica, attestandosi sul livello tecnico e atletico di questa serie, altri che, invece, dopo aver collezionato molte presenze in Serie A, decidono di finire la carriera in B e infine giovani promesse, spesso in prestito da club di Serie A, che in Serie B racimolano presenze e “si fanno le ossa”, in attesa del salto di qualità. È il caso, ad esempio, del giovanissimo Ex Spezia Pio Esposito, oggi tra le file dell’Inter, che proprio nella squadra ligure, a soli diciannove anni, guadagnava circa 700'000 euro netti all’anno e che, a seguito di un’annata strepitosa, culminata con 17 reti, ha firmato un contratto quinquennale proprio coi Nerazzurri.
In Lega Pro la situazione retributiva è ancor più soggetta a variazione: nella ex Serie C italiana il minimo retributivo per calciatori di dai 19 ai 23 anni scende addirittura a soli 16292 Euro netti all’anno, 1350 Euro al mese, inferiore perfino allo stipendio medio italiano. Per quanto riguarda il monte ingaggi, invece, I dati della stagione 2024/25 indicano una forbice estremamente ampia: il Catania guida questa la classifica con 11,6 milioni, mentre a chiudere troviamo la Clodiense con soli 0,7 milioni (fonte, Social Media Soccer). Il monte ingaggi più basso è dunque quindici volte inferiore a quello più alto, a differenza di quanto accade in Serie A, dove il rapporto è uno a sette. Questo dato, tuttavia, pur essendo correlato alla retribuzione individuale dei singoli professionisti, non evidenzia la distribuzione effettiva delle retribuzioni. Applicandolo, ad esempio, anche alla Serie B, vediamo come nella stagione attuale si passi dai 27,8 milioni lordi del Monza ai 5,7 della Virtus Entella con un rapporto tra il valore massimo e minimo che scende addirittura a 4,8, inferiore dunque pure a quello della Serie A.
In conclusione, focalizzandoci sul confronto tra Serie B e Lega Pro, possiamo notare sia un netto calo per quanto riguarda la retribuzione media, confermata anche dai valori scelti per i minimi retributivi per fasce d’età, sia una maggiore variabilità, ovvero un maggiore scostamento dai valori medi, che evidenzia le grandi disparità economiche esistenti fra i club di Lega Pro; questi, dunque, in certi casi, possono permettersi singoli pezzi pregiati provenienti dalle Serie maggiori, ma nel complesso non possono offrire retribuzioni notevoli per la grande maggioranza dei tesserati.
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