Eventi e Cultura
di Redazione Picenotime
Oltre cinquecento persone hanno raggiunto sabato pomeriggio il locale Harena, a due passi dal centro cittadino, per assistere alla presentazione del libro “Senza scorciatoie. Una storia per dire no alle ingiustizie” di Nicola Gratteri e Antonio Nicaso. L’evento, inserito nel calendario della rassegna Harena d’Autore, ha segnato l’ennesimo tutto esaurito per l’organizzatrice Patrizia Ferrara, già protagonista del successo degli incontri con Giuseppe Cruciani e Roberto Vannacci.
Questa volta, però, non si è trattato solo di ascoltare un ospite di rilievo. L’appuntamento ha richiamato una partecipazione più silenziosa, attenta, segnata dalla forza civile dei contenuti. L'autore ha dialogato con il magistrato Cinzia Piccioni la cui esperienza ha contribuito a rendere l'argomento ulteriormente coinvolgente e interessante. Il libro di Gratteri e Nicaso, uscito per Mondadori lo scorso marzo, è un’opera rivolta soprattutto ai più giovani, ma costruita per parlare anche agli adulti. Una narrazione che unisce romanzo, cronaca e impegno, con l’obiettivo dichiarato di educare alla legalità attraverso la letteratura.
Il protagonista del racconto è Luigi, un ragazzo che vive in un quartiere marginale e sogna un futuro diverso. La sua passione è il calcio, ma attorno a lui si muovono dinamiche criminali che coinvolgono anche suo cugino, Antony. In questo contesto, la scelta tra compromesso e dignità non è semplice. L’incontro con Bernardo, promotore di un centro culturale aperto a tutti, diventa decisivo: gli mostra che un’alternativa esiste, anche se più faticosa.
Il romanzo si arricchisce del racconto di figure reali come Peppino Impastato, don Pino Puglisi, Giovanni Falcone e Rita Atria, volti della resistenza civile contro la mafia. La loro presenza nella storia di Luigi serve a dare radici profonde a una narrazione pensata per risvegliare coscienze, senza facili moralismi.
Nel corso dell’incontro all’Harena, il pubblico ha ascoltato con interesse crescente. Il linguaggio del libro è diretto, accessibile ma rigoroso. “Senza scorciatoie” non si limita a denunciare il male, ma propone un modello di cittadinanza attiva, fatto di scelte quotidiane e consapevolezza. Il messaggio centrale è chiaro: non basta indignarsi, bisogna agire, e soprattutto non bisogna illudersi che la giustizia arrivi da sola.
Il titolo del libro è già un manifesto: non esistono scorciatoie nella lotta alle ingiustizie. Ogni decisione, anche la più piccola, contribuisce a costruire un contesto più giusto o più fragile. E questo vale per i giovani, ma anche per adulti, famiglie, insegnanti, cittadini. È per questo che l’opera si sta rapidamente affermando come strumento prezioso nelle scuole, ma anche in contesti più ampi, dove si coltiva un’educazione al senso critico.
Patrizia Ferrara, nel suo intervento introduttivo, ha sottolineato la responsabilità che ogni evento porta con sé. Portare in città autori come Gratteri significa dare un segnale, costruire un presidio culturale e non accontentarsi dell’intrattenimento. Da anni lavora, insieme al marito Gianni Iacoponi, a trasformare l’Harena in uno spazio in cui si può pensare, discutere, mettere in dubbio.
Il risultato è sotto gli occhi di tutti: una comunità che risponde, una partecipazione stabile che non si esaurisce con l’applauso finale. Il pubblico sambenedettese, sabato, ha mostrato ancora una volta che c’è bisogno di parole forti, di analisi lucide, di racconti veri. E quando il contenuto è alto, la gente arriva. E resta.
“Senza scorciatoie” è l’ultima tappa di un percorso lungo, che ha visto Gratteri pubblicare libri fondamentali per comprendere la trasformazione delle mafie: da “Fratelli di sangue” a “La malapianta”, da “Acqua santissima” fino a “Una cosa sola”, il magistrato ha costruito nel tempo una narrazione coerente e documentata, sempre in dialogo con il giornalista e saggista Antonio Nicaso.
Ma a differenza dei precedenti saggi, questa nuova opera ha una forma più narrativa. Il romanzo non sacrifica il rigore, ma riesce a coinvolgere emotivamente il lettore. Non spiega semplicemente che la mafia è un sistema di potere, lo fa sentire sulla pelle di un ragazzo che potrebbe essere chiunque. E in questo senso è stato citato anche il metodo Caivano come uno strumento utile ad uscire da certe logiche. È qui la forza dell’opera: trasformare l’analisi in esperienza condivisa, rendere visibile l’ingiustizia, ma anche il coraggio possibile.