Teatro Concordia, il 10 Giugno serata di apertura del 21° Festival Ferré
di Redazione Picenotime
giovedì 09 giugno 2016
Non c’è bisogno della zingara per indovinare il futuro della canzone d’autore in Italia e dintorni, basta partecipare venerdì 10 giugno alla serata di apertura del 21° Festival Ferré presso il teatro Concordia a San Benedetto del Tronto alle 21.15 in punto, possibilmente avendo già prenotato gli ingressi che sono si gratuiti ma non in numero infinito: solo 320 posti. Un futuro prossimo, direi.
Perché questi artisti che si propongono, stanno davvero andando a gonfie vele e molti altri Festival ce li invidiano per averglieli soffiati. Noi andiamo in cerca di frutti in anticipo sulla loro stagione, perché ci piace sorprendere il pubblico per emozionarlo al nuovo e al meglio, e fargli da iniziatori, come per Benjamin Clementine lo scorso anno!
Infatti, l’esibizione di Céline Pruvost, che apre il festival, è una prima assoluta in Italia, e con la sua verve aguzza, ironica, elegante e sottile, la colta francesina laureata in italiano aprirà il suo bagaglio pieno di sapide parole in musica, veicolate su una voce allusiva per gente che non si accontenta di poco quando si tratta di beatificare il cuore e la mente. Raro piacere quello che ci offre Céline con il suo talentuoso accompagnatore, Bastien Lucas!
E Giovanni Truppi poi, con la sua band, è un dono del cielo superno, quello dove gli artisti maturano l’oro colato delle loro qualità per scenderle in terra ogni tanto … così, un po’ per gioco, ma mai a caso: il vero Truppi lo incontri al Tenco, al Ferré, e in pochi altri posti pregiati. Visto altrove è un bravissimo cantautore, ma in certi luoghi magici, come il nostro, è molto di più: gli si accende il turboreattore e lui vola dove osano le aquile, senza mai cadere … cosa peraltro che non lo disturberebbe più di tanto, perché l’audace pilota che è in lui, rimarrebbe sempre vivo.
Infine Pilar, con il suo gruppo, si pone come una moderna regina della canzone, anzi post-moderna, come ogni futuro lo è in rapporto al presente. Si tratta una vera dea nascosta, un’interprete acuta della vita segreta dei cuori e dell’anima, che, con risorse vocali di raro riscontro, scarica dai suoi ricettacoli poetico-sentimentali un’onda emotiva altamente coinvolgente, sia che canti canzoni proprie, sia che ne canti di altri autori, perché di esse si appropria con una carica interpretativa talmente originale da farle sembrare, se non riscritte, certo risignificate.
Tre artisti così validi e diversi tra di loro - tanto da essere stranamente complementari nel gustoso coktail di parole in musica che la serata offre – costituiscono un assemblaggio di un profilo artistico così ricercato che solo al Festival Ferré lo si può trovare.
La serata sarà introdotta dalla proiezione di un prezioso documento filmato nel quale, un immenso artista, rinomato nel mondo intero e che quest’anno ci ha lasciato, interpreta una struggente canzone francese: La canzone è l’immortale Les feuilles mortes, l’artista è Mario Dondero, marchigiano per scelta adottiva, mago creatore della sconfinata realtà poetica che usava raccogliere e mirabilmente raccontare in ogni sua fotografica invenzione.
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