Progetto Anima, la Cassa di Risparmio di Ascoli non realizzerà l'opera
di Redazione Picenotime
lunedì 12 settembre 2016
Riportiamo il comunicato stampa del sindaco di Grottammare Enrico Piergallini in merito alla decisione della Fondazione Cassa di Risparmio di Ascoli Piceno di non realizzare la “grande opera”.
Siamo in attesa della comunicazione ufficiale che giungerà nei prossimi giorni. In quella comunicazione cercheremo le risposte che ad oggi non siamo risusciti a trovare, le giustificazioni politiche, economiche e culturali che hanno convinto l’organo di indirizzo a fare dietro front su ANIMA, il più importante e ambizioso progetto che la Fondazione Cassa di Risparmio di Ascoli Piceno ha portato avanti in questi ultimi dieci anni.
Bisognerà pure che qualcuno risponda con responsabilità ad alcune domande. Che fine faranno adesso: il progetto esecutivo, per il quale la Fondazione ha speso oltre un milione e mezzo di euro? Tutto l'impegno e la fatica profusi dai nostri tecnici per pianificare urbanisticamente l'opera e renderne più rapido il percorso? Il terreno sul quale avrebbe dovuto sorgere ANIMA, che è stato donato alla Fondazione per questo scopo? A mente fredda e anche in base alle informazione che avremo, valuteremo le conseguenze amministrative e legali della scelta che l'organo di indirizzo ha compiuto.
Questa decisione unilaterale dell'organo di indirizzo della Fondazione è di fatto un infarto per il corpo del nostro territorio: essa mostra la totale assenza di sensibilità verso le generazioni che verranno. Senza un oggettivo impedimento viene cancellata una struttura che cambierebbe il baricentro della nostra regione e renderebbe la provincia di Ascoli Piceno un punto di riferimento per il Centro Italia.
Oggi possiamo solo pensare con infinito rammarico all'energia che ANIMA potrebbe ridarci, ai posti di lavoro che potrebbe creare, ai posti letto nelle strutture ricettive che riempirebbe con la sua attività, alle occasioni per esprimersi che darebbe a tutte le associazioni del territorio, agli eventi di valore nazionale che potrebbe accogliere, al prestigio internazionale che avremmo e all'orgoglio che proveremmo per avere a casa nostra la prima opera in Italia di Bernard Tschumi.
Mi pongo infine un’ulteriore domanda: come si potrà in futuro pensare di progettare urbanisticamente lo sviluppo di un territorio se da una giorno all’altro si gettano via dieci anni di lavoro svolto in comune, tra pubblico e privato? O, meglio ancora, come si potrà ristabilire un rapporto di fiducia che consenta di portare avanti in collaborazione progetti utili ai nostri cittadini?
Oggi bruciano la rabbia e la delusione per le possibilità che potrebbero andare perdute, per quella che potrebbe essere definita in futuro la più grande occasione persa dal nostro territorio. Senza ragioni.
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