Un inno per ''Amatrice patria mia diletta'' sventrata dal sisma
di Redazione Picenotime
mercoledì 18 gennaio 2017
Il sisma che il 24 Agosto 2016 ha portato morte e distruzione in moltissimi borghi del Centro Italia, ha divorato anche la bella città di Amatrice, ricca di storia e di cultura, riducendola ad uno spettrale ammasso di macerie. Le scosse successive, e quelle odierne, hanno contribuito a rendere ancora più spettrale il paesaggio, rinnovando ai sopravvissuti un dramma sempre maggiore, incrementato dalla morsa del gelo.
La cittadina, conosciuta in tutto il mondo per gli omonimi spaghetti, nel 2015 era entrata a far parte dei "Borghi più belli d'Italia": oggi il ridente borgo appenninico non esiste più.
Il musicista Camillo Berardi e il poeta Monsignor Luigi Aquilini hanno dedicato al paese scomparso il canto "Amatrice Patria mia Diletta". Le note dolenti del componimento musicale accompagnano le drammatiche immagini della distruzione contenute nel video, ma pur velate di malinconia, sono una carezza per tante anime ferite.
AMATRICE PATRIA MIA DILETTA
Versi di Monsignor Luigi Aquilini
Musica di Camillo Berardi
O Amatrice, patria mia diletta,
tu che grandeggi per le glorie avìte,
deh! Ora ascolta quel che il cuor mi detta!
Voi tutti amici miei udite udite!
Cara chiesetta amena della Croce!
Domini solitaria sull'altura
ove il pastor con l'eco della voce
invita il gregge suo alla pastura.
De la Matrice Tu sei la vedetta!
Dacci tu, sempre, segnali d'amore!
O Croce santa ovunque benedetta
a Te sia lode, gloria e tanto onore!
Non conoscesti Giotto, né il gran Santo,
ma i natali desti a un grande artista
che a la Matrice donò lustro e vanto
di Roma andando pure a la conquista!
Nicola Filotesio e poi Cappelli
esaltaron la terra amatriciana
affascinati dal pittor Crivelli
poi che lasciò la patria veneziana!
Un cappuccino vedesti poi santo:
fu dal sultan dei turchi al gancio appeso!
Lo liberò il Signor come d'incanto
Sì da tornare ad Amatrice illeso!
La pastorella giù tra i boschi in fretta
Raduna il gregge incontro alla collina
ignara del mister che già l'aspetta;
attratta dal fulgor la fronte china!
Tra lo stupor dei dodici estasiati
ascende Cristo al cielo, vera luce;
qui sulla terra come figli amati
per man sua Madre ancora ci conduce!
Per voi difesi dalle antiche mura
ora propongo una meta ardita:
"Amate il cielo azzurro e l'aria pura,
cercate di salir tutta la vita!"
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