“Odissea” ad Ascoli, Celestini ci regala uno sguardo anticonformista
di Redazione Picenotime
domenica 21 luglio 2013
Il viaggio di "Odissea. Un racconto mediterraneo" Mercoledì 17 Luglio ha avuto come seconda tappa il Teatro Romano di Ascoli Piceno con ospite Ascanio Celestini. Questo progetto, ideato da Sergio Maifredi e prodotto dai Teatri Possibili della Liguria, ha la volontà di far rivivere le parole dell'Odissea attraverso la voce di grandi artisti del teatro contemporaneo.
Ad ognuno di essi è affidato un canto: il 12 Luglio Amanda Sandrelli si è confrontata con il personaggio Calipso (Canto V) al Teatro Romano di Falerone, il 17 Luglio Ascanio Celestini ha interpretato "La strage dei proci" (Canto XXII) al Teatro Romano di Ascoli Piceno, il 18 Luglio Moni Ovadia ha calcato la scena dell'Area Archeologica "la Cuma" di Monte Rinaldo con "Odisseo e La gara dell'arco" (Canto XXI), nell'ultima tappa del 24 luglio ad Urbisaglia troveremo un Paolo Rossi che ci farà ri-scoprire Circe (Canto X).
Centrale è la scelta dei luoghi della rassegna, siti importanti dal punto di vista archeologico e altamente suggestivi. Questo progetto è parte della rassegna del TAU (Teatri Antichi Uniti), rassegna regionale di teatro classico promossa dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali, Regione Marche, AMAT, Soprintendenza per i Beni Archeologici delle Marche i Comuni di Ascoli Picenno, Falerone, Fano, Macerata, Monte Rinaldo e Urbisaglia.
Celestini, accompagnato dalla fisarmonica di Gianluca Casadei, ci ha incalzato con la narrazione cruenta della strage dei proci. Proseguendo poi con la storia di "Cecafumo" (un gigante con l'occhio in mezzo che ricorda Polifemo). Nella grotta di Cecafumo, però, invece di esserci Ulisse e i suoi compagni, troviamo due personaggi bizzarri ma molto divertenti: Fratino e Fratone. Nella narrazione i parallelismi con l'Odissea sono molteplici.
Celestini ci racconta che cercandola tra le storie di tradizione orale l'aveva trovata sia in Calvino sia nelle fiabe raccolte da Pitrè. In un laboratorio che Celestini aveva tenuto in una scuola elementare di Ciampino lasciò il compito di concludere la fiaba agli alunni di questa scuola. I finali furono molteplici: surreali e molto divertenti. Ma solo uno di questi, il finale di Alessandro, ci ha colpito particolarmente. Eppure Alessandro era definito dalla Maestra come l'ultimo della classe. La fantasia ribelle di Alessandro, accomunabile a quella di Celestini, ci fa riflettere. Ci fa riflettere anche su quanto certi insegnanti non sappiano valorizzare intelligenze differenti dalla massa, etichettando Alessandro semplicemente come "l'ultimo della classe". Eppure l'ultimo della classe, che oggi sarà diventato un adulto, è finito in uno spettacolo di Ascanio Celestini.
E poi la tenerissima storia del rivoluzionario in bicicletta che vuole mettere una bomba in Parlamento suscita immediatamente un applauso spontaneo ma anche scontato, visti i tempi. Una volta arrivato in parlamento, il rivoluzionario scopre che non è il solo nel voler mettere una bomba in parlamento e così deve fare la fila, "come alle poste".
Per terminare poi con la storia della "santa minanta buffanta", quasi un gioco linguistico a ritmo serrato che ti lascia stordito e divertito senza capire bene per cosa. L'anticonformismo di Celestini è affascinante e allo stesso tempo ti smarrisce, per farti ritrovare poi una strada nuova che guardi con uno sguardo differente. Sguardo che fino a quel momento non sapevi nemmeno di avere.
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