“Cinema sotto le torri”, l'attrice Giorgia Fiori torna ad Ascoli per presentare il suo 'Ancora volano le farfalle'
di Davide Ciampini
sabato 24 agosto 2024
Raccontare la quotidianità di chi è affetto da una patologia degenerativa. È questo l'obiettivo che si prefigge il film "Ancora volano le farfalle". Cointerpretato dall'attrice ascolana Giorgia Fiori, la pellicola si ispira alla storia della pesarese Giorgia Righi. Affetta da Atassia di Friedreich, racconta di come sia riuscita a convivere con questa malattia. Ancora oggi la disabilità è per molti sinonimo di diversità. L'intento della pellicola non è dunque meramente autobiografico, ma anche pedagogico. Diretto dal regista Joseph Nenci, ha riscosso un grande successo, tanto da concorrere per il premio David di Donatello. Il film è stato proiettato in occasione del 7° appuntamento della rassegna cinematografica "Cinema sotto le torri". In molti sono accorsi per assistervi presso il chiostro del polo culturale Sant'Agostino. Madrina della serata l'attrice ascolana a cui abbiamo chiesto un commento in merito.
Giorgia, in che momento della tua carriera arriva questo film?
"Diciamo che arriva in un momento che definirei catartico. Sono trascorsi ormai dieci anni da quando, nel 2014, mossi i primi passi in questo ambiente. Questa pellicola è stata per me un'opportunità. Un'opportunità che esula dal ruolo di attrice, e che coinvolge anche la vita privata. Il ruolo di Marta mi ha dato modo di sentirmi dalla parte del curante e non del curato. So bene cosa voglia dire stare da ambedue le parti. Ho infatti attraversato un periodo della vita in cui ero io stessa ad avere bisogno di aiuto. Nel merito del film, ero invece la sorella di una ragazza disabile. Una ragazza che ha tutte le responsabilità - ed il carico - che ne derivano. Il che mi ha dato modo di vedere la vita da un altro punto di vista. Ringrazierò sempre il regista e la produzione per avermi coinvolta in questo progetto. Ritengo questa partecipazione un'opportunità, che rappresenta un tassello determinante rispetto a quella che è la mia carriera oggi".
Marta è una ragazza che, giornalmente, si trova a stretto contatto con la sofferenza. Quali sono le emozioni che hai provato nel vestire i suoi panni?
"Stiamo certamente parlando di una ragazza che ha un grande carico di responsabilità. Marta è una donna che, nonostante tutto, non perde la speranza, che è quella di vedere la sorella quanto più possibile in vita. Lei cerca quindi di privarsi di quelle che sono le sue soddisfazioni personali o di quelli che sono i suoi piaceri. La vediamo infatti esimersi da ogni tipo di vita privata o sociale. Devo dire, a tal proposito, che mi rivedo nel suo modo di essere. E' quindi probabile che, a parità di condizione, mi sarei comportata esattamente come lei".
Ancora oggi vi sono molti pregiudizi nei confronti delle persone affette da disabilità. Credi che questa pellicola possa avere un effetto pedagogico in tal senso?
"Credo che questo film dia l'opportunità di vedere la disabilità non come un limite, ma come una specialità dell'individuo. Ritengo infatti che ciascuno di noi abbia un'autenticità da portare nel mondo. E chi ne è affetto può, senza per questo sentirsi un peso, parlarne con amici e familiari. Inoltre, essa può anche essere utilizzata in un senso artistico e, per questo, trascendere la visione stereotipa che spesso vi si attribuisce. In conclusione, l'auspicio è che questo messaggio possa incoraggiare i ragazzi che, giornalmente, si trovano a fronteggiarla".
La tua città natale ha risposto "presente" in occasione della tua visita. Cosa ti senti di dire a chi è accorso qui questa sera?
"Tornare in patria è sempre emozionante. E lo è quasi più dell'essere su un grande palco. Ho apprezzato molto questa partecipazione, specie perchè si è svolta in concomitanza con la partita dell'Ascoli Calcio. Credo che i presenti abbiano dato un contributo a quello che è il messaggio che vogliamo portare con questo film. Un messaggio di grande speranza, di condivisione ed umanità. Penso quindi che se la città riesca ad avere un affinità con tematiche di questo genere, è perchè dietro ci sia molta empatia. Il materiale su cui lavorare è cospicuo, pertanto è bene che i ragazzi vengano stimolati con questi tipi di patologie".
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