• Eventi e Cultura
  • Ascoli Piceno, in mostra le opere del vincitore del 2° Premio Osvaldo Licini by Fainplast

Ascoli Piceno, in mostra le opere del vincitore del 2° Premio Osvaldo Licini by Fainplast

di Elisa Mori

giovedì 24 novembre 2022

Pochi giorni di attesa ancora per poter apprezzare le opere del vincitore della seconda edizione del Premio Osvaldo Licini by Fainplast.

Il prossimo Sabato 3 Dicembre alle ore 18, infatti, aprirà la mostra personale dedicata a Riccardo Baruzzi, artista ravennate, che vive e lavora a Bologna, vincitore della seconda edizione del Premio Licini designato da 43 autorevoli professionisti del mondo dell’arte.

Promosso dall’Associazione Arte Contemporanea Picena e dall’azienda Fainplast, main sponsor della rassegna, in collaborazione con il Comune di Ascoli Piceno, il Premio Osvaldo Licini by Fainplast è dedicato alla pittura italiana contemporanea con l’obiettivo di diventare un punto di riferimento importante nell’ambito della ricerca dei linguaggi del contemporaneo.

La mostra, che avrà luogo presso gli spazi della Galleria d’Arte Contemporanea Osvaldo Licini, nasce dalla volontà dell’artista e del curatore Alessandro Zechini, Direttore artistico dell’associazione Arte Contemporanea Picena, di sviluppare un progetto costruito appositamente per il Premio e in dialogo con Licini, composto da opere realizzate negli ultimi anni, come rappresentazione sintetica della sua esperienza artistica.

Riccardo Baruzzi, classe 1976, comincia la sua esperienza artistica approfondendo il mezzo pittorico per poi espandere il suo campo d’azione miscelando tecniche tradizionali e sperimentali, utilizzando spesso il medium del disegno in funzione performativa.

Due sono le modalità ricorrenti nella sua produzione artistica: la ricerca di una nuova semplicità, intesa come raggiungimento di un grado zero, una sorta di inizio del linguaggio e la catalogazione di estetiche, che in generale si definiscono marginali. Per questo Baruzzi in questa nuova grammatica costruisce opere in cui oltre alla riduzione del numero di segni e di soggetti, annulla o riduce al minimo la componente prospettica.


Già dalla prima sala del percorso espositivo risulta subito evidente che non ci sono illusioni ottiche, tutto è sotto gli occhi del visitatore: le tele, le pitture ritagliate e sovrapposte e perfino i telai. Come nella serie dal titolo Cetrioli e noci su olmo tramutato, in cui mette in scena un dialogo impossibile tra un ramo d’olmo mutante, frutti e ortaggi che nella realtà non appartengono a quell’albero.

Attraverso queste rappresentazioni Baruzzi produce come un senso di spaesamento e sembra rispondere, attraverso la sua pittura, che l'appartenenza non corrisponde ad un ordine naturale prestabilito, ad esempio l’albero con i suoi frutti, ma gli elementi si avvicinano per una sorta fragilità/instabilità che li accomuna.

Non è soltanto la composizione o i colori a rendere delicate queste opere, ma anche le diverse tecniche utilizzate, dai rami d’olmo che diventano “negativi” con lo spray in una sorta di stencil, agli elementi positivi, sovrapposti, come in un collage dei cetrioli e delle noci, dipinti e impressi con la tecnica del monotipo.

Non meno efficace nella sua produzione risulta essere il disegno, elemento essenziale della pratica dell’artista, con i suoi rimandi alla preparazione, al progetto e al pensiero che diventa traccia visibile. E proprio quest’ultimo viene inserito da Baruzzi all’interno di alcune installazioni chiamate “bilancioni”, strutture portanti in ferro con dei teli colorati in sospensione. L’installazione rimanda a grandi reti da pesca dove non ci sono pesci impigliati, ma disegni guardati a debita distanza da Elena, un d'après ispirato al ritratto di Licini.

Ad unire il vento della prima sala con la componente acquatica della terza, è la terra degli spaventapasseri posizionati nella seconda sala del museo. Due sono le “sculture” esposte che sembrano attingere all’estetica funzionale della realtà contadina per rinnovarla e collocarla all’interno del sistema dell’arte. Non sono copie di spaventapasseri visti dall’artista nella sua infanzia, ma mostrano un ribaltamento di vedute, lo spaventapasseri non spaventa più i volatili ma li ingloba nella sua nuova natura. Strutture di ferro con maschere che condensano dentro di sé una triplice natura: umana, animale e vegetale.

Difficile comprendere e definire i lavori esposti di Baruzzi se ci poniamo alla ricerca delle tradizionali categorie di pittura, scultura e disegno, che l’artista scardina costantemente in maniera gentile ed elegante.

Appuntamento dunque per il prossimo 3 Dicembre con il Premio Osvaldo Licini by Fainplast.


© Riproduzione riservata

Commenti