Arquata Potest: appuntamento con la “Passeggiata poetica” a Pretare. Tappa del Festival 'I Teatri del Sacro'
di Redazione Picenotime
martedì 04 ottobre 2022
Nuove opportunità per valorizzare al meglio il territorio dei 2 Parchi Nazionali ad Arquata del Tronto.
“L’occasione è arrivata quando il festival de I Teatri del Sacro ha deciso di portare ad Arquata del Tronto una tappa di Segnali del Futuro, l’anteprima del Festival che si terrà nel 2023 - spiega l'Associazione Arquata Potest. L’obiettivo è quello di far conoscere i paesi e le realtà che in questi anni hanno combattuto la loro battaglia per la rinascita dopo il terremoto. Cercheremo di valorizzarli puntando ancora una volta sulla bellezza della natura, con una passeggiata sui nostri sentieri alla scoperta di fonti miracolose e antiche costruzioni che raccontano di tradizioni perdute.”
Il ritrovo sarà alle ore 9:45 presso il parcheggio davanti al ristorante Rifugio degli Alpini a Pretare - Paese delle Fate, per partire tutti insieme alle ore 10:00. Al termine della passeggiata presso la Fornace di Pretare si svolgerà il “Prrimo spettacolo Piccoli Funerali, una ipotesi di Antologia di Spoon River a cura di Maurizio Rippa. Ispirato al famoso libro di Edgar Lee Masters e a Cartoline dai Morti di Franco Arminio, lo spettacolo non contiene epitaffi ma porta in scena piccoli funerali, attraverso una partitura drammaturgica e musicale che alterna un piccolo rito funebre ad un brano dedicato a chi se ne è andato. Una dedica che è un atto d’amore, un regalo e un saluto, un momento intimo e personale, che trova forza nella musica. Ogni brano è un gesto che riporta ad una memoria. Ogni funerale è raccontato da di chi se ne va e attraversa una vita appena vissuta. Questo è un lavoro su due sentimenti, uno d'amore, l'altro di odio. Maurizio Rippa:" Quello che amo: Ho iniziato a frequentare un corso di teatro a 18 anni. Più che per vera passione per vincere la timidezza. La passione e l'amore per il teatro sono arrivati subito, ma la timidezza non è andata via. Provare mi piaceva da impazzire, ma esibirmi in pubblico mi provocava ansia e non poco spavento. Nonostante questo non ho mai smesso di “fare” teatro, ma ho escogitato un metodo per eliminare la paura: dedicare quello che faccio sul palco a qualcuno. L'esibizione fine a sé stessa mi mette in uno stato di ansia da prestazione, dedicare il mio lavoro a qualcuno mi alleggerisce, diventa un atto d'amore, e come tale anche sbagliare, cadere, stonare passano in secondo piano. Dedicare il mio lavoro è diventato il mio segreto, c'è chi fa yoga prima di andare in scena, io dedico il mio lavoro. Amo dedicare. Quello che odio: Odio i funerali. Con gli anni molti affetti sono andati via, parenti, amici cari. Mi sono trovato spesso a funerali di persone che amavo, ed amo ancora, e oltre al dolore per la perdita ho spesso sentito un fastidio: mi sembravano dei modi di salutarli così inadatti a loro, per la vita che avevano condotto, per il loro carattere. Spesso mi sono chiesto come avrebbero desiderato essere salutati, sempre mi sono chiesto quale musica o canzone avrebbe addolcito quel saluto. Ho pensato di affrontare quello che odio con quello che amo. Così è nato Piccoli Funerali.
A seguire un picnic offerto dall’organizzazione del Festival che ci permetterà di apprezzare la recente riqualificazione dell’area e i sapori locali. Dopo il momento di ristoro lo Spettacolo “Transumanze” di Fabrizio Pugliese ci racconterà del viaggio dalle montagne a valle di un gruppo di pastori perché, come dice l’autore, le tradizioni servono a guardare avanti e non indietro.
"Transumanza, transitare da una terra ad un’altra…. A partire dall’etimologia, nasce una storia semplice, che è poi un insieme di piccoli racconti raccolti in diverse aree geografiche e compattati in una storia unica, per parlare di un presente incapace di capire la bellezza della diversità culturale, una diversità economica e sociale che sembra infastidire invece che arricchire. Una diversità che diventa resistenza al pensiero unico dilagante. Un viaggio dalle montagne a valle, durante il quale un gruppo di pastori, da sempre abituati alla normalità del loro transumare, cominceranno ad incontrare una serie di ostacoli inaspettati. Il punto di vista è quello di un ragazzo, il più giovane dei pastori, uno sguardo poetico e sognatore il suo, destinato allo ‘scontro’, poiché sfuggente al cliché del ‘pecoraro’ e in deciso contrasto con quel mondo che nel nome della modernità tende ad emarginare o viceversa a fagocitare ogni cultura altra. Il racconto stesso diventa metafora di una naturale avversione al confine come dato fisico concreto, brutale, nel nome di uno spirito migrante insito nella stessa natura umana. In scena un attore e una chitarra, seguendo lo stile dei cantastorie, con quel modo di intrecciare parole, musica e canto capace di spostare il piano narrativo verso uno stile ‘epico’, e poi l’uso di una lingua italiana sporcata da accenti dialettali, un lavoro a metà tra il ‘cunto’ della tradizione orale e l’orazione civile, con la particolarità che lo spettacolo può essere rappresentato sia su palco che in strada: non solo il pubblico che ‘sceglie’ di andare a teatro, ma anche la comunità che si raccoglie attorno al cantastorie per ascoltare e discutere. Crediamo che il racconto del cantastorie, quando si lega al racconto stesso della vita quotidiana, ai problemi del presente e alle speranze del futuro, diventi un atto creativo della contemporaneità e non uno sterile culto di un passato da idealizzare. Le tradizioni si compiono nel futuro, servono a ‘tirare avanti’, non a ‘voltarsi indietro’."
Gli spettacoli saranno nella natura quindi per la vostra comodità vi consigliamo di portare con voi qualcosa su cui sedere. Partecipazione gratuita e prenotazione obbligatoria al 353-4468618 (chiamate o whatsapp).
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