Alessandro Bertante porta la distopia a San Benedetto: folla al Circolo Nautico per ''E tutti danzarono''
di Redazione Picenotime
sabato 14 giugno 2025
È stata una serata densa di riflessioni e suggestioni quella di ieri al Circolo Nautico Sambenedettese, dove Alessandro Bertante ha presentato il suo ultimo romanzo “E tutti danzarono”, edito da La nave di Teseo, nell’ambito della storica rassegna culturale Incontri con l’autore.
L’evento, curato da Mimmo Minuto con la moderazione di Alessandra De Angelis, è stato realizzato con il contributo de I Luoghi della Scrittura e in collaborazione con il Club degli Incorreggibili Ottimisti. Per l’associazione era presente anche Paolo Perazzoli, già sindaco di San Benedetto del Tronto, a sottolineare il legame tra la proposta culturale e il tessuto civico della città.
Il romanzo ha subito catturato l’attenzione dei presenti grazie alla sua ambientazione in una Milano afosa e alienante, dove il protagonista Ivan Boscolo, docente fragile e dipendente dagli ansiolitici, si lancia in una ricerca ossessiva della figlia Micol, scomparsa in un rave notturno divenuto rituale collettivo e simbolo del collasso comunicativo tra generazioni.
Bertante ha parlato di questo libro come della sua opera più compiuta, frutto di un percorso personale e narrativo che oggi si confronta apertamente con i disagi emotivi e le fratture sociali della contemporaneità. Con parole che hanno colpito il pubblico, l’autore ha raccontato una scena vissuta poco tempo fa: «Le scene che vediamo quotidianamente vent’anni fa ci sarebbero sembrate quelle di un futuro distopico. Io qualche giorno fa alla fermata della metropolitana non ho visto neppure una persona con la testa alzata. Tutti con la testa china sullo smartphone».
Il romanzo, ha spiegato, è nato anche per stimolare una riflessione collettiva: «Il messaggio di questo libro è sul futuro, sul ruolo che avranno i giovani con le loro speranze e con le loro paure, ma anche sul ruolo che abbiamo avuto noi delle generazioni precedenti». Una frase che ha risuonato forte, specie in un contesto come quello sambenedettese, in cui la tradizione degli incontri con l’autore continua a essere spazio vivo di scambio e consapevolezza.
Il rave raccontato nelle pagine non è solo un evento narrativo, ma diventa metafora di una società ipnotizzata, dove le relazioni si dissolvono nella velocità e il silenzio finisce per prendere il posto del conflitto. Nessuna esplosione, nessuna tragedia visibile: solo un disorientamento costante, che inghiotte giovani e adulti, incapaci di guardarsi negli occhi e di trovare un linguaggio comune.
La serata si è conclusa tra applausi e domande, segno tangibile di un pubblico colpito non solo dalla forza narrativa, ma anche dalla lucidità con cui Bertante ha restituito il vuoto esistenziale e urbano del nostro tempo.
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