Eventi e Cultura
di Redazione Picenotime
Alessandro Barbano presenta il libro "L'inganno" giovedì 7 settembre alla Palazzina Azzurra alle ore 21.30. Evento in collaborazione con l'associazione Extrema Ratio. conversa con lo scrittore silvio Venieri.
Laureato in Giurisprudenza all'Università di Bologna, giornalista professionista dal 1984, ha alle spalle quasi quarant'anni di giornalismo in testate nazionali e locali. Il suo percorso professionale inizia alla fine degli anni '70 al Quotidiano di Lecce, e da qui a La Gazzetta del Mezzogiorno, a La Gazzetta dello Sport, dove dal 1989 è capo dell'edizione Campania, a Il Mattino, dove lo chiama nel 1993 Sergio Zavoli con l'incarico di vice caporedattore, poi di nuovo al Quotidiano di Lecce-Nuovo Quotidiano di Puglia, dove è per sei anni, dal 1994 al 1999, vice direttore, infine a Il Messaggero, dove in tredici anni è capo dell'edizione Marche, capocronista a Roma, responsabile delle edizioni regionali, capo del servizio Interni e da gennaio 2008 vice direttore, fino alla nomina a direttore de Il Mattino. La nascita del governo gialloverde ha segnato la fine della sua esperienza a Il Mattino, conclusasi con l’istituzione di un premio letterario intitolato alla memoria della fondatrice Matilde Serao. È poi divenuto editorialista di Huffington Post e de Il Foglio e curatore della rassegna stampa di Radio radicale, Stampa e Regime. Ha insegnato teoria e tecnica del linguaggio giornalistico, organizzazione del lavoro redazionale, sociologia delle comunicazioni di massa, retorica, linguaggi e stili del giornalismo, giornalismo politico ed economico all'Università La Sapienza di Roma, all'Università del Molise, alla Link Campus University e all’Università Suor Orsola Benincasa. L'8 e 9 aprile 2022 ha partecipato come relatore al convegno dal titolo "Scienza e conoscenza" organizzato dal Grande Oriente d'Italia al Palacongressi di Rimini. È presidente della Fondazione Campania dei Festival.
Il libro: Una potente macchina di dolore umano non giustificato e non giustificabile, che adopera un diritto dei cattivi introdotto «dopo l’Unità d’Italia per combattere i briganti, usato a piene mani dal fascismo per perseguitare i dissidenti, ignorato dai repubblicani» e riportato in auge dai moderni paladini della giustizia. È questa oggi l’Antimafia, un sistema dove l’eccezione diventa regola e l’emergenza permanente è l’altare sul quale sacrificare la libertà in nome della lotta al crimine. Così confische e sequestri colpiscono migliaia di cittadini e imprenditori mai processati, o piuttosto assolti. Così sentenze anticipano leggi, pene crescono al diminuire dei reati e una falsa retorica professa l’idea che il rovesciamento dello Stato di diritto sia necessario alla vittoria sulla malavita. È un’illusione o, peggio ancora, un inganno, sostiene Alessandro Barbano, che in questo libro svela «gli abusi, gli sprechi, i lutti e l’inquinamento civile perpetrati da un apparato burocratico, giudiziario, politico e affaristico cresciuto a dismisura e fuori da ogni controllo di legalità e di merito». Come un virus che infetta ogni cellula, la menzogna di una legislazione antimafia che tutti i paesi del mondo vorrebbero imitare e l’intimidazione nei confronti di chi si azzarda a criticarla dilagano incontrastate. Per indebolire questo potere senza freni, che ha tradito il compito assegnatogli dalla democrazia, bisogna revocare la delega che una politica miope ha fatto alla magistratura e che alcune procure hanno trasformato in una leva per mettere la società sotto tutela. Oggi più che mai è necessario tornare a un diritto penale basato su fatti e prove, estirpare il peccato originale del sospetto, definire univocamente il confine fra lecito e illecito. Solo così si può capire che cos’è la mafia. E combatterla davvero.
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