Sopravvivere (e crescere) con l’AI di Google: guida pratica per i siti web
di Redazione Picenotime
mercoledì 02 luglio 2025
È di poche settimane fa la notizia di una diatriba esistente tra la principale associazione americana rappresentante degli editori e l’azienda Google, accusata – quest’ultima – di minare le basi del modello economico che per anni ha consentito a chi produceva contenuti testuali online di auto-sostenersi tramite gli introiti pubblicitari. Con l’introduzione delle risposte generate dall’intelligenza artificiale su Google, verrebbe meno il bisogno degli utenti di cliccare sui risultati e, di conseguenza, diminuirebbero non solo gli accessi ai siti web, ma anche gli introiti pubblicitari che ne derivano (più visibilità uguale più guadagni, è così che funziona la maggior parte dei programmi di affiliazione pubblicitaria sul web). Pur avendo usato il condizionale, il fenomeno appena descritto è già una realtà: da quando Google offre le sue risposte generate dall’intelligenza artificiale, si è osservata a livello globale la diminuzione del traffico “organico” (cioè proveniente da Google) sui siti web.
Il motivo è molto semplice: quando l’utente sta cercando informazioni su un determinato argomento e viene soddisfatto dalla risposta che Google offre direttamente nella parte alta della pagina, non ha più alcun motivo di andare a scovare la stessa informazione nei siti web che vengono proposti tra i risultati. Google, però, elabora quella risposta a partire proprio dalle informazioni che trova sul web, motivo per cui gli editori americani hanno iniziato a ribellarsi, sostenendo che questo sistema faccia ormai comodo soltanto a Mountain View. Ma come, caro Google – sembrano dire gli editori – noi ti permettiamo di scandagliare in profondità le nostre pagine alla ricerca di ciò che ti occorre, e tu usi i nostri testi per fornire le tue risposte senza nemmeno spingere il lettore a cliccare sui risultati per entrare nei nostri siti? Se la situazione è questa – concluderebbero gli editori, sollecitati da un ipotetico intervistatore – preferiamo bloccare la scansione e trovare fonti alternative di guadagno.
Ora, la situazione è tecnicamente ed eticamente molto più complessa di così, ma in sintesi c’è Google, da un lato, che preme per integrare l’AI così da non farsi superare da ChatGPT e simili, e ci sono i proprietari dei siti web, dall’altro, che cercano soluzioni a una perdita di traffico organico oggettiva e misurabile, iniziata proprio nel momento in cui Google ha introdotto AI Overview e AI Mode.
Ma cosa sono, più nello specifico, AI Mode e AI Overview? E davvero non esiste una strategia per sfruttare queste importanti novità di Google volgendole a proprio favore?
Iniziamo con una descrizione accurata delle due funzionalità lanciate da Mountain View e cerchiamo di capire come sfruttare il cambiamento, laddove non si può osteggiare.
Google AI Mode e AI Overview: cosa sono, come funzionano
AI Mode è un’esperienza di ricerca Google, basata sull’intelligenza artificiale, che offre la possibilità di fare domande e ricevere risposte al motore di ricerca attraverso una vera e propria conversazione fatta di ragionamenti e interazioni intelligenti. Per fornire le sue risposte, AI Mode sfrutta l’AI generativa e la capacità di Google di sondare nel profondo la rete, distinguendo (in teoria, almeno) tra contenuti di alta qualità o affidabili e contenuti da scartare, e privilegiando i primi a discapito dei secondi. In alcuni casi, AI Mode offre anche dei link di approfondimento, altrimenti la risposta sarà fornita già bell’e pronta e all’utente non rimarrà che leggerla oppure, in alternativa, porre all’intelligenza artificiale ancora altre domande che consentano di ottenere le informazioni di cui ha veramente bisogno. AI Mode, al momento, non è ancora disponibile in Europa ma solo negli Stati Uniti, dove è stata lanciata in versione beta a marzo 2025. È però altamente probabile che, dopo questa prima fase sperimentale negli Stati Uniti, l’AI Mode venga esportata anche nel resto del mondo.
Nel frattempo, nel resto del mondo (in Italia da fine marzo 2025) si può usare AI Overview, che è, per così dire, la sorella maggiore e un po’ più sempliciotta di AI Mode. AI Overview risponde alle ricerche di tipo “informativo” ed elabora, con l’utilizzo dell’intelligenza artificiale, delle risposte da approfondire eventualmente con dei link a corredo. Rispetto a AI Mode, riesce a rispondere a domande più semplici, basilari, basate sulla ricerca di informazioni su temi specifici. AI Mode, dal canto suo, consente invece di “ragionare” anche su argomenti complessi e domande articolate. Quale che sia la forma che assume, l’integrazione dell’AI nei risultati di ricerca Google ha determinato, in Italia e nel mondo, un calo consistente di traffico organico, e questo sta spingendo appunto i gestori di siti web a comprendere come tamponare questa “emorragia”.
Ma nelle nuove funzionalità di Google basate su Gemini (che è, appunto, l’intelligenza artificiale targata Google) esistono anche delle potenzialità che occorre saper sfruttare, adattandosi al cambiamento anziché provando a ostacolarlo inutilmente.
Adattarsi al cambiamento: sfruttare la visibilità offerta da AI Mode e AI Overview
Google tenta di rassicurare il popoloso mondo dei content creator e dei SEO-man spiegando che non sarà l’aggiunta di un nuovo risultato nella zona “above the fold” delle SERP a fare la differenza nell’approccio degli utenti al web. Nessuno sa come andrà a finire davvero, ma oggi può essere interessante provare almeno a comprendere se esiste un metodo per apparire tra le fonti citate nelle risposte fornite dall’AI di Google.
È Google stesso a indicarci una strada, spiegando che per apparire nelle nuove funzionalità di ricerca valgono esattamente le stesse regole ben note per apparire nei risultati organici. Ciò vuol dire che bisogna prestare un’attenzione maniacale ai contenuti testuali, proprio come nella metodologia classica delle agenzie di SEO copywriting. Ma oltre ai testi strutturati in ottica SEO -dove con “in ottica SEO” si vuol dire che tali testi, per brillare, dovranno possedere un “quid” di creatività e capacità informativa che invece mancherà in altri testi simili – bisognerà anche avere un sito web che risponda a tutte le norme di qualità fornite da Google. E, anche facendo tutto bene, non è detto che la strategia SEO funzioni sempre al meglio, o funzioni dal primo momento. Ma se si vuole sperare di veder crescere la propria visibilità sui motori di ricerca, è da un impianto SEO solido che si deve partire, altrimenti non c’è storia. Per le nuove funzionalità di ricerca basate su AI, il discorso è il medesimo, le best practice SEO vanno seguite pedissequamente, alla lettera, tutte. Non esiste ancora una conoscenza approfondita del funzionamento dei risultati generati con AI. Per la SEO, prima di arrivare a qualche minima certezza, ci sono voluti anni e anni di test e scambi di informazioni e conoscenza a livello globale tra i professionisti del settore. Forse saremo più rapidi nel captare il modello di funzionamento di AI Mode e AI Overview; in ogni caso, mentre attendiamo che gli esperti del settore giungano a conclusioni se non certe quantomeno condivisibili, possiamo continuare a fare un buon lavoro SEO e valutare in che modo Google premierà i nostri sforzi. Male che vada, avremo guadagnato in visibilità tra i risultati classici dei motori di ricerca.

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