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Risparmio sicuro? La risposta è il conto deposito

di Redazione Picenotime

giovedì 10 novembre 2016

L’ultima conferma arriva da Il Sole 24 Ore. Il più importante quotidiano economico nazionale, infatti, ha di recente pubblicato un articolo intitolato “L’opzione dei conti deposito (ma con un occhio al rating)”, in cui analizza i vantaggi di questa forma di investimento, che viene considerata più sicura e soprattutto più remunerativa per i risparmiatori.

Virare sui conti di deposito. In particolare, in uno dei passaggi il giornale evidenzia come oggi sia “molto meglio virare sui conti di deposito in offerta (che possono offrire anche l’1% annuo) ma facendo attenzione alla solidità (rating) della banca offerente”. Questo spiega anche il successo che, nel nostro Paese, sta avendo Conto Arancio, la soluzione proposta dal gruppo Ing Direct, colosso europeo della finanza, che mese dopo mese è in cima alle classifiche dei migliori conti deposito attivabili in Italia.

Conto deposito vs conto corrente. La chiave di questo strumento sta nella sua semplicità di fondo: attivando un conto, infatti, si sceglie di depositare e di vincolare una certa quota per un dato periodo di tempo; in cambio, si ottiene un ritorno interessante in termini di interessi che maturano. A questo si aggiunge la caratteristica della sicurezza, visto che queste somme non subiscono l’influenza e l’aleatorietà dei mercati. Basta guardare alle cifre: in questa fase, un normale conto corrente bancario prevede un tasso zero sul capitale (o addirittura un tasso reale negativo); con il conto deposito, invece, si resterà sempre in attivo (anche in caso di tassi medi bassi all’1 per cento), a cui si aggiunge l’ulteriore vantaggio di apertura e gestione a zero spese.

Gli effetti dell’inflazione. Come si legge ancora sul Sole, oggi è obiettivamente complicato investire la liquidità senza assumersi dei rischi, e soprattutto farlo con la speranza di ottenere dei guadagni positivi a breve termine, ovvero con vincoli temporali non superiori a 12 mesi. Non è certo una situazione nuova, in quella che viene definita la “finanza dei tassi reali”, vale a dire, quella calcolata al netto dell’inflazione: già qualche anno fa, quando il tasso di inflazione viaggiava al 3 per cento, le banche offrivano tassi nominali annui del 3-3,5 per cento sui conti di deposito, ma il rendimento reale era ben inferiore per l’inevitabile effetto svalutativo. In questi mesi, invece, l’inflazione è quasi azzerata (nell’ultima rilevazione di ottobre si è registrato addirittura un tasso annuo negativo dello 0,1 per cento), e dunque l’interesse “promesso” è quello che effettivamente si ritroverà sul conto.

Giù anche i Titoli di Stato. In uno scenario in cui anche i BoT a 12 mesi esprimono un tasso negativo (e dunque si si paga, in pratica, una commissione per il diritto a possederli), chi intende investire a breve termine non troverà convenienza effettiva nei tassi nominali dei titoli con pochi rischi (vale a dire, i titoli di Stato dell’Eurozona protetti dallo scudo della Bce, e quindi Grecia esclusa), che sono bassi e vicini allo 0. Ecco che, allora, il conto di deposito diventa l’opzione più pratica e vantaggiosa per poter “rimpolpare” il proprio capitale a rischi davvero ridotti.

Arriva il bail-in. Non bisogna infatti dimenticare che da quest’anno in Europa, e dunque anche nel nostro Paese, vale il principio del bail-in: questo significa che in caso di fallimento di una banca o di un istituto di credito le perdite non si socializzano, ma si ripartiscono tra i clienti, che però possono contare sul fondo interbancario di garanzia per i depositi fino a 100 mila euro, un ulteriore tutela che vale anche per i conti di deposito.

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