Azzardo, la provocazione di Luttwak: “In Italia meglio sia gestito dalla criminalità organizzata”
di Redazione Picenotime
mercoledì 07 dicembre 2016
Il referendum ha già portato i suoi primi verdetti, con la vittoria del “no” e le dimissioni di Renzi. Per comprendere tutti gli effetti della votazione bisognerà avere più pazienza, soprattutto nei campi che verranno valutati in un secondo momento. Come il gioco d'azzardo, la cui revisione è stata prevista in una bozza annunciata ma non ancora presentata in una conferenza unificata Stato-Regioni. Intanto però dall'estero arrivano critiche al sistema italiano, con una provocazione firmata dall'economista statunitense Edward Luttwak.
Il saggista di origini rumene ha evidenziato i limiti del modo in cui il gioco d'azzardo è regolarizzato in Italia. Il punto focale che manca al gambling made in Italy è la trasparenza, con i lobbisti che dovrebbero rendere pubblici i nomi dei propri clienti. In questo modo si evita il confronto, cercato con insistenza negli Stati Uniti, dove la chiarezza è la base di ogni attività di scommessa. L'impressione di Luttwak è però che in Italia siano i lobbisti stessi a non volere trasparenza. In fondo il sistema produce guadagni importanti: i 70 miliardi di euro di volume di gioco nei primi 9 mesi del 2016 (+9,4% rispetto allo stesso periodo 2015) portano a una proiezione superiore ai 90 miliardi di euro, record assoluto per l'azzardo italiano. Incassi irrinunciabili anche per l'Erario, che può arrivare fino a 9,8 miliardi di euro (+22% sul 2015).
Il discorso economico per lo Stato va contro però l'interesse pubblico. In Italia sono circa 800.000 gli abitanti che hanno mostrato un problema di ludopatia, andando a giocare più di 2.000 euro all'anno. Un vizio di troppo, che inizia a coinvolgere anche i giovani minorenni. Nonostante il divieto Statale, quasi il 15% dei ragazzi di età tra i 14 e i 17 anni provano con costanza il gambling. Un misto di trasgressione e speranza in guadagni in poco tempo, cocktail potenzialmente letale per i giovani d'oggi. A complicare la situazione è la presenza massiccia di mini-casinò e sale slot sul territorio italiano. Negli Stati Uniti la maggior parte dell'azzardo si concentra nei centri costruiti apposta nel deserto, come Las Vegas e Atlantic City. L'Italia ha cercato di imitare il modello, allontanando i casinò e posizionandoli solo a Sanremo, Venezia e in zone di confine. Idea riuscita solo in parte, perché le circa 400.000 slot machine disposte sul territorio italiano rappresentano una tentazione troppo forte per i cittadini.
Partendo da queste considerazioni, Luttwak arriva a formulare una tesi quanto meno discutibile: il gioco d'azzardo dovrebbe essere messo in mano alla criminalità organizzata. Un colpo al cuore per lo Stato, che negli ultimi anni ha combattuto proprio per strappare il gambling dalle mani della malavita. L'idea alla base è però che la legalizzazione Statale e l'espansione sul territorio rendono il fenomeno più vicino ai cittadini, che spesso abitano a pochi passi dalle sale slot in cui possono spendere lo stipendio. Con la gestione del mercato dell'azzardo lasciata alla criminalità, la percentuale di giocatori sarebbe ridotta in modo drastico. Una soluzione che prende atto dell'incapacità dello Stato di tutelare i propri cittadini e di punire i gestori poco trasparenti. Difficile comunque che venga realmente presa in considerazione, considerando la lotta all'azzardo annunciata da diverse regioni.
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