Tutela del dialetto, soddisfazione del Circolo dei Sambenedettesi
di Redazione Picenotime
venerdì 07 marzo 2014
Pubblichiamo integralmente il comunicato stampa del Circolo dei Sambenedettesi in merito alle azioni svolte per la tutela e la valorizzazione del dialetto.
Ci dà grande conforto l’interesse che vediamo risvegliarsi intorno al dialetto sambenedettese, come risulta tra l’altro dalla vivace partecipazione della nostra comunità all’iniziativa mediatica di “Sei di San Benedetto se...” .
Alle domande che circolano sul cosa fare a tutela del dialetto e su chi può farlo possiamo intanto rispondere che il Circolo dei Sambenedettesi, nella sua funzione di “Istituto per la conservazione del dialetto e delle tradizioni popolari”, sta da sempre operando, in collaborazione con la Ribalta Picena, per la sua sopravvivenza. Vogliamo infatti che il dialetto ci rappresenti anche nel presente con la sua capacità di testimoniare una realtà linguistica particolarmente vivace ed espressiva dei valori popolari. E’ importante che rimanga vivo ed attivo, se non come lingua d’uso, certo come bagaglio linguistico disponibile per condire ancor oggi di sapori e suoni caratterizzanti la nostra identità.
A questo scopo abbiamo pubblicato molti libri con raccolte di proverbi, soprannomi, espressioni e manifestazioni tipiche della cultura popolare per come si è espressa attraverso l’oralità spontanea dei ceti umili, curandone anche la trasposizione letteraria dovuta alla sensibilità linguistica dei poeti dialettali classici e contemporanei.
Sarebbe troppo lungo enumerare le varie opere da noi prodotte nel tempo, per cui limitiamo il nostro riferimento ai due volumi recentemente dedicati a “La casa” e all’”Universo maschile”. Si tratta delle prime due pubblicazioni nel progetto complessivo di un vocabolario suddiviso per ampie aree tematiche con l’intento di superare la struttura dei vocabolari tradizionali anche grazie all’utilizzo di immagini, illustrazioni, proverbi, testimonianze e racconti. Notevole il contributo della Ribalta Picena, che da sempre si cimenta nel teatro dialettale per la “messa in azione” del dialetto sulle scene teatrali e nelle piazze (si pensi a “Vernacolando” e “Natale al borgo”).
Riteniamo un nostro impegno costitutivo occuparci del dialetto, e non semplicemente per vaghezza nostalgica. Ancorarsi alla lingua popolare, conoscerla e riconoscerla nelle sue contaminazioni con la lingua nazionale per quel naturale processo evolutivo che la riguarda come organismo vivente (lo stesso che fa sì che oggi noi non parliamo più la lingua di Dante e di Ariosto) ci consente forse di vivere con maggiore consapevolezza e competenza quella dimensione plurilinguistica che il presente, nella sua vocazione globale, ci impone.

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