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Kappa abbigliamento: un logo che ha fatto la storia del made in Italy

di Redazione Picenotime

lunedì 09 novembre 2020

Tutto ebbe inizio nell’ormai lontano 1968, anno in cui le rivolte giovanili per i diritti civili facevano fremere il mondo, pure la nostra penisola. In quel periodo nacque anche il famoso logo Kappa, brand di abbigliamento streetwear e sportivo, che ha appassionato i ragazzi di tutte le generazioni, da quel momento a venire.

Per quanto riguarda il ramo Kappa Streetwear, il brand ha una presenza online molto ampia, e soprattutto gli e-commerce di moda Streetwear hanno incluso nei loro cataloghi i prodotti di abbigliamento Kappa più richiesti dai giovani

Il successo di questi prodotti è assolutamente indiscutibile soprattutto tra i più giovani i quali sono molto attivi e favorevoli al commercio on line, considerando che amano passare tanto tempo sul web e soprattutto amano acquistare appunto all’interno degli e commerce.

In questo articolo vi illustreremo la storia del marchio Kappa, insieme a quelle che sono state, naturalmente, tutte le tappe più importanti del suo percorso fino ai giorni nostri e a qualche piccola curiosità interessante che riguarda il suo stile di abbigliamento. 

Sapevi che l’azienda del marchio Kappa inizialmente produceva maglieria intima?

Kappa è un logo che nasce da un’azienda, un calzaturificio di Torino, che inizialmente si occupava esclusivamente di maglieria intima.

Questo capo d’abbigliamento, però, se veniva largamente usato prima degli anni Cinquanta, soprattutto per colpa delle mamme che obbligavano i loro figli a metterlo affinché “non si prendessero un brutto raffreddore”, già dal ‘68 in poi, i ragazzi lo rifiutavano per adottare uno stile di moda del tutto diverso, ma consono ai canoni liberali e sociali dell’epoca.

Infatti, la classica maglia pesante per tenere via le malattie era vista più come un simbolo del patriarcato e della sudditanza a un’autorità, che come un semplice indumento di lana o cotone pesante.

La moda voleva i ragazzi finalmente liberi dalle catene del buon costume: liberi di girare in magliette e top, liberi di indossare i blue jeans resi popolari dalle star di Hollywood, liberi di vestirsi seguendo lo stile del proprio io e non le raccomandazioni paternali.

Il marchio Kappa a questo punto si è dovuto adattare a quella che era sì una corrente rivoluzionaria di stampo sociale, ma che coinvolgeva in gran parte anche il mondo della moda e dell’industria tessile italiana.

Quelle maglie che una volta restavano nascoste sotto ad altri vestiti adesso venivano messe in bella mostra e per questa ragione, l’impresa cominciò a stampare il logo Kappa molto grande sul petto della maglia, o comunque in zone dove poteva essere mostrato facilmente. 

Da qui all’invenzione di “Robe di Kappa” (modo in cui veniva definito dai giovani, in generale, tutto quanto l’abbigliamento venduto dall’impresa torinese con il marchio Kappa), il passo fu molto breve.

Fu il figlio del fondatore dell’azienda ad avere l’idea e portarla avanti. Nonostante ciò, potremmo tranquillamente affermare che “Robe di Kappa” è il primo brand made in Italy ideato dai clienti, ossia la generazione del ‘68.

Il significato dietro al disegno del logo Kappa e la mission dell’azienda

Forse non tutti sanno che il marchio che poi è stato chiamato Robe di Kappa è stato ideato da Maurizio Vitale, figlio di  Davide, fondatore del calzaturificio di Torino, MCT, di cui abbiamo parlato all’inizio dell’articolo.

Maurizio ideò il marchio insieme al bravissimo Marco Boglione  e dimostrò di essere sia un ottimo imprenditore e anche di avere una grande creatività:comprende che il brand per avere successo deve essere associato a una immagine efficace.

Per questo motivo creò un’immagine stilizzata di un ragazzo e di una ragazza, che sono ritratti in controluce e seduti schiena contro schiena:i due furono immortalati in uno studio fotografico di via Pomba a Torino, dal fotografo Sergio Druetto.

Questa immagine comunicava libertà ma anche la contrapposizione negli anni del 68.La svolta per MCT, avvenne 10 anni dopo quando iniziò a produrre abbigliamento sportivo, specie per il calcio e producendo maglie e tute prima per la Juventus e poi per Milan e Roma.