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“Her”, un futuro prossimo con i computer in primo piano

di Redazione Picenotime

giovedì 22 maggio 2014

“Her” (Lei) è un film di Spike Jones, uscito di recente nelle sale italiane. La sceneggiatura, resa viva dallo straordinario Joacquin Phoenix, ha meritato il premio Oscar per la miglior sceneggiatura originale.

Il film propone un futuro prossimo in cui i computer avranno un ruolo primario nella vita delle persone. L’uscita di un nuovo sistema operativo in grado di apprendere ed elaborare emozioni comporterà un nuovo modo di vivere la tecnologia.

L’OS 1 (il nuovo sistema operativo) di Theodor si chiama Samantha, accede a tutte le sue informazioni personali entrando nei file più remoti del pc: documenti di lavoro, e-mail, foto, siti visitati. In questa maniera riesce ad essere una segretaria virtuale (quasi) perfetta. Organizza i suoi impegni lavorativi ma anche i suoi hobby e appuntamenti privati.  

Samantha diventa la protagonista delle sue giornate, contribuendo alla già scarsa presenza di relazioni sociali e affettive di Theodor. Desidera “parlare”, “mangiare”, “uscire” solo in sua compagnia. Il paradosso è che Samantha è solamente una sintesi artificiale di interessi, pensieri, parole ed emozioni di se stesso. E’ tutto ciò che vorrebbe sentirsi dire. E quando se lo sente dire è felice, emozionato. E ci emoziona, continuamente.

La scena sotto al sole cocente, con nelle orecchie la musica scelta da Samantha, secondo i gusti musicali di Theodor, è un momento assolutamente perfetto. Però è autoreferenziale, non c’è incontro/scontro. Né diversità. Perché è nell’incontro con l’Altro così diverso da noi che scopriamo al nostro interno spazi di cui non sospettavamo neanche l’esistenza.

Ne “Il barone rampante” Italo Calvino parla dell’amore come incontro in cui ci riveliamo a noi stessi: “Si conobbero. Lui conobbe lei e se stesso, perché in verità non s’era mai saputo. E lei conobbe lui e se stessa, perché pur essendosi saputa sempre, mai s’era potuta riconoscere così.” Theodor agli amici parla di Samantha descrivendola come perfetta, ma in realtà parla di lui. Si innamora di se stesso.

Ma, a mio avviso, è proprio quando ti sforzi di spiegare il motivo per cui ti sei innamorato di una determinata persona che sei lontano dall’amore. Questa persona potrebbe essere bella, intelligente, affascinante. Ma non basta. Invece basta quello sguardo che ti squarcia l’anima. E quando incontri quello sguardo non vorresti essere da nessun’altra parte al mondo. E non sai perché ti capita. Però ti capita.

L’amore non si può spiegare con le parole se non affollandolo di concetti privi di significato e trasformandolo in ciò che non è. Bisognerebbe tacere quando si ama per dare almeno una possibilità a quel magma informe che proviamo di diventare ciò che deve diventare. Che sia amore o altro.

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“Her”

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