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Criptovalute : cambia il concetto di minare Bitcoin

di Redazione Picenotime

mercoledì 29 maggio 2019

Chiunque voglia investire nel mondo delle criptovalute deve avere una minima conoscenza delle terminologie e delle tecnologie che si interfacciano alla realtà delle monete virtuali.

Secondo le ultime News Criptovalute del noto sito www.cripto-valuta.net, assistiamo a un cambio epocale, il concetto di mining comincia ad essere superato, causa troppo dispendio energetico e hardware per dare spazio ad un nuovo sistema.

Non è raro, ad esempio, che si parli di Proof of Work (PoW) e Proof of Stake (PoS), e negli ultimi tempi si sente dire che sempre più criptovalute passano dal proof of work al proof of stake: parole davvero misteriose, per chiunque non abbia a che fare col mondo delle monete virtuali. Conoscere questa terminologia, però, è assolutamente necessario se si vuole avere a che fare con esse. Fra i termini più usati ci sono la Proof of Work e la Proof of Stake.

La Proof of Work consiste in un algoritmo che viene usato da Bitcoin, da Ethereum (che però ha deciso che presto passerà al Proof of Stake) per raggiungere un accordo nel processo di aggiunta di un blocco alla blockchain. 

La Proof of Stake è un processo alternative per raggiungere il compenso, meno faticoso rispetto alla Proof of Work: proposta innanzitutto perché richiede un dispendio energetico davvero limitato se confrontato con quello richiesto dalla Proof of Work, è più user friendly e sicuramente anche più economico del Proof of Work. 

 In ogni caso, PoS e PoW hanno entrambi i loro punti di forza, ma anche dei punti di debolezza. Se la Proof of Work è considerato più remunerativo, la Proof of Stake invece è considerevolmente più rispettoso dell’ambiente: ci sono ancora degli inconvenienti ma sempre più criptovalute stanno passando alla PoS cercando quindi di risolverli. L’algoritmo della Proof of Stake utilizza un processo pseudo-casuale ed in questo modo seleziona il nodo che validerà il blocco successivo, tenendo conto di elementi come i fondi di proprietà del nodo e il periodo di stalking (quindi bisogna mettere una certa posta in gioco per partecipare).

Perché il passaggio dal Proof of Work al Proof of Stake?

 Innanzitutto è bene sottolineare che sia il PoW che il PoS utilizzano degli algoritmi informatici, che sono alla base del funzionamento (e del successo) delle più famose criptovalute. Entrambi sono algoritmi di consenso: il Proof of Work è quello sul quale si basa il Mining della maggioranza delle criptovalute ed è molto esoso dal punto di vista ermetico. Il secondo invece richiede un minor impiego energetico: dato che l’abbassamento dei costi ha comportato l’abbassamento dei prezzi, questo è il motivo per cui Ethereum ha annunciato che dal prossimo anno intende passare dal Proof of Work al Proof of Stake, che richiede meno energia elettrica. Infatti dopo il passaggio non verranno più utilizzato delle costose schede grafiche come avviene nel Proof of Work, e permette di accedere prima alla commissione. Inoltre il PoS richiede anche meno energia elettrica rispetto al Proof of Work, ma anche se spariscono le ricompense per chi fa Mining, si ottiene la spartizione delle commissioni guadagnate sulle transazione.

Ora, quindi, con il passaggio al PoS, investire nelle monete virtuali diventa interessante per i piccoli miners più che per i grandi. 

 

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