Domotica, un futuro sempre più vicino

di Redazione Picenotime

giovedì 20 febbraio 2020

Negli ultimi anni, uno dei settori di ricerca più all’avanguardia e di maggior interesse della tecnologia è certamente quello della domotica e dell’internet of things (IoT, ‘l’internet degli oggetti’). Commercialmente, questi ambiti hanno avuto una risonanza impressionante e costituiscono un settore sempre più in espansione: le applicazioni pratiche di questa scienza informatica sono innumerevoli ma sempre maggior successo sta ottenendo il concetto di smart home, ovvero di casa intelligente, dotata cioè di sistemi di rilevamento, collegamenti e accesso da remoto che “animano” elettrodomestici e attrezzature varie.

Frigoriferi “comunicativi”, sistemi di sicurezza per antifurto e serramenti, sistemi di riscaldamento personalizzati e impianti di illuminazione che si comandano con gesti, rilevamenti o input vocali, automatizzazione delle funzioni di lavatrici, asciugatrici, caldaie e schermi, rilevatori di fumo e sostanze nocive. La nuova casa è diventata intelligente: ascolta le richieste e percepisce le necessità di chi la abita prima ancora che questi abbia tempo di esprimerle. Accoglie i propri abitanti in una dimensione in cui la routine è un’esperienza piacevole e stabilizzante; è perfettamente organizzata e minimizza gli sforzi e le energie dell’essere umano.

Le applicazioni più interessanti della nuova domotica riguardano senz’altro le possibilità in campo biomedico e nel sostegno alle persone con disabilità motorie, percettive o cognitive. Una smart home a misura di disabile riuscirà infatti a gestire tutte le possibili limitazioni spaziali dell’essere umano, coinvolgendo strumentazioni ben al di là dei comuni elettrodomestici: interessanti, da questo punto di vista, le applicazioni della domotica a modelli all’avanguardia di montascale, miniascensori e poltroncine, oltre a tutta la robotizzazione che può essere sfruttata sulle strutture del letto e delle sedute.

 

Oltre al superamento delle barriere architettoniche per individui a ridotta mobilità, le applicazioni della domotica hanno aperto nuove prospettive per l’illuminazione degli ambienti delle persone ipovedenti, per l’interazione – tramite controllo vocale – con le varie strumentazioni della casa per i non-vedenti, per l’assistenza di persone autistiche o con deficit cognitivi.

Dopotutto, l'indipendenza è un fattore essenziale per tutti e diventa ancora più cruciale per le persone con disabilità: essere in grado di svolgere le attività della vita quotidiana in modo autonomo è infatti un requisito di primaria importanza per una reale inclusione nella società.  

Che si tratti di un sostegno per persone con disabilità o per velocizzare e semplificare le azioni più frequenti nel corso della giornata di una persona qualsiasi, impianti domotici e sistemi IoT sono alla base di un’abitazione tecnologica e attiva, che controlla i propri consumi, prevede e accompagna le principali azioni dell’utente e predispone la sicurezza di ambienti differenti, dentro e attorno le mura domestiche.

Una delle tecnologie di maggior impiego in questo senso sono certamente i sensori e i dispositivi a radiofrequenza, grazie ai quali è oggi possibile predisporre soluzioni evolute per dispositivi anti-intrusione, ma anche per il riconoscimento della presenza biometrica di una persona in un determinato ambiente. Le applicazioni in questo senso sono le più disparate: l’accensione delle luci al passaggio dell’individuo, la conseguente regolazione dell’illuminazione e degli output vocali/musicali di impianti stereo, e così via. Nell’abitazione di un anziano o di un soggetto malato, inoltre, una tecnologia a sensori può addirittura arrivare a identificare una situazione di emergenza (nel caso, ad esempio, in cui non si percepisse alcun movimento oltre un certo numero di minuti, negli orari in cui se presume l’individuo sia sveglio).

Ma come funziona tutto questo? L’impianto domotico, per un funzionamento completo, prevede la predisposizione di un sistema di controllo centralizzato, che risponde ai comandi dell’utente e allo stesso tempo coordina input e rilevazioni di parametri ambientali provenienti da zone diverse dell’appartamento, in base ai quali regola i vari elettrodomestici e gestisce messaggi di avvertenza indirizzati all’utente. Tale sistema di controllo centralizzato è rappresentato solitamente da un hub centrale o gateway che è in comunicazione con uno o più individui attraverso un’interfaccia utente, ovvero la parte di un sistema operativo che permette l’interazione tra uomo e macchina. Lo strumento hardware è, nella maggior parte dei casi, un tablet, un pc o uno smartphone – che consentono anche il controllo remoto, una delle caratteristiche più utili di una smart home –, ma può essere costituito anche da specifici terminali a parete.

È a partire dagli studi sull’internet of things, quindi, che si è sviluppata una vasta branca dell’informatica, a cavallo con la tecnologia, la quale rende gli oggetti “intelligenti” e permette loro di interagire con l’essere umano, in modo da facilitare le sue azioni nello svolgimento della quotidianità. Già da molti anni la domotica ha cambiato il modo di organizzare la logistica, la mobilità e persino il settore delle comunicazioni: le recenti applicazioni sono però ormai entrate nelle nostre case, operando un cambiamento lento, graduale ma sempre più radicale sullo svolgimento della nostra vita. In un immediato futuro, le situazioni in cui il nostro frigorifero ci ricorderà di fare la spesa oppure il sistema di irrigazione salverà il nostro giardino quando siamo in vacanza non saranno più la prerogativa di pochi, economicamente benestanti, appassionati di tecnologia.



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