Curiosità
di Redazione Picenotime
Lo sport più amato e più diffuso, certo, ma non solo: il calcio è sempre di più un’industria. A dirlo è la 15esima edizione del Report Calcio 2025, lo studio annuale della FIGC che fotografa lo stato del calcio italiano e internazionale. Il documento, elaborato dal Centro Studi della Federazione in collaborazione con AREL, Agenzia di Ricerche e Legislazione, e PwC Italia, rappresenta ormai uno strumento essenziale per comprendere il movimento calcistico.
Come si legge su Giochidislots, che ha analizzato sul suo blog le statistiche del report, il rapporto mette in evidenza alcuni dati significativi. I top club italiani figurano tra le prime aziende del Paese per seguito sui social: circa 300 milioni di fan e followers complessivi, con oltre 3 miliardi di interazioni e 3,3 miliardi di visualizzazioni su YouTube. Impressionante anche il dato relativo alle scommesse calcistiche, che hanno raggiunto quota 16,1 miliardi di euro, otto volte in più rispetto a diciannove anni fa. Questo fenomeno ha prodotto un gettito erariale record di 401,6 milioni di euro. Un altro aspetto centrale è l’impatto del calcio sull’economia nazionale. La sua incidenza sul PIL italiano è stimata in 12,4 miliardi, in crescita di oltre un miliardo rispetto al biennio 2022-2023. Inoltre, il settore attiva 141.000 posti di lavoro, ben 12.000 in più rispetto al 2022. In termini pratici, il calcio genera 1,2 euro ogni 200 euro di PIL e sostiene 6 occupati ogni 1.000 lavoratori.
Entrando nel dettaglio dei comparti analizzati da Giochidislots emerge che il calcio professionistico pesa per 5,2 miliardi, quello giovanile e dilettantistico (insieme alla FIGC) per 2,9 miliardi, le scommesse per 1,8 miliardi, i media sportivi per 1,2 miliardi e il turismo calcistico per 1,3 miliardi. Un giro d’affari a cui partecipano tutti: dai top club di Serie A alle piccole squadre di provincia. Anche le categorie minori, infatti, contribuiscono alla creazione di un asset di grande valore. In particolare la Serie C, tornata finalmente a livelli più competitivi e quindi tornata anche a far girare più soldi. Lo dimostra anche la caratura delle squadre che l’Ascoli si trova nel girone: dalle vecchie glorie di Perugia, Livorno e Ternana, a squadre che hanno assaggiato la Serie A come il Carpi oppure alle squadre B come la Juventus Next Gen.
Dal punto di vista fiscale, infatti, il calcio si conferma il motore dello sport italiano. Tra il 2006 e il 2022 il settore ha garantito allo Stato quasi 19,8 miliardi di euro. Di questi, il 67% proviene dalla Serie A (13,3 miliardi), il 12% dalla Serie B (2,3 miliardi), il 5% dalla Serie C (1 miliardo) e il restante 16% dal betting (3,2 miliardi).
Un dato che merita attenzione riguarda proprio la Serie C. Pur avendo risorse inferiori rispetto alle categorie maggiori, i club di terza divisione hanno contribuito in modo costante e significativo, segno di una realtà viva che continua a formare talenti e a mantenere un ruolo strategico nei territori.