Curiosità

Dalla Befana al Carnevale: le radici pagane e sconosciute delle nostre feste

di Redazione Picenotime

Un fuoco che illumina la notte, danze intorno alla fiamma, voci che si intrecciano tra il sacro e il profano. Le nostre feste non sono nate in un giorno, non sono semplici date sul calendario. Sono il frutto di secoli di riti, credenze, trasformazioni. 

Oggi celebriamo il Natale con luci scintillanti, aspettiamo la Befana con trepidazione, ci tuffiamo nel Carnevale senza freni. Ma, se scaviamo un po’ sotto la superficie, troviamo il cuore pulsante di tradizioni antiche, cariche di significati ben più profondi di quelli che diamo loro oggi.

In fondo, ogni festa è una storia tramandata, un legame invisibile che ci connette a chi ci ha preceduto. E poi c’è il gioco, quel bisogno irrefrenabile di sfidare la sorte e lasciarsi andare. Dai dadi lanciati nei Saturnali romani alle carte che passano di mano nelle moderne sale digitali, il divertimento ha sempre fatto parte delle celebrazioni. Ed è per questo che non possiamo non citare Hellspin casino Italia, per giocare al casino online, un’esperienza che richiama, in un certo senso, il senso ludico che ha sempre accompagnato le feste dell’umanità.

Natale: tra il solstizio e il sole invincibile

Dimentichiamo per un attimo i centri commerciali addobbati e le pubblicità di regali perfetti.

I Romani, ad esempio, celebravano il Sol Invictus proprio il 25 dicembre: una festa per salutare il sole che, dopo aver toccato il punto più basso dell’anno, tornava a crescere nel cielo. Ancora prima, i popoli nordici accendevano enormi falò per ingraziarsi gli dèi della natura e propiziare il ritorno della primavera. 

E l’albero di Natale? Non è forse un’eco lontana di quei tempi in cui gli alberi sempreverdi venivano decorati con offerte alle divinità silvestri? Ogni scintilla natalizia porta con sé un frammento di un passato che non abbiamo mai davvero dimenticato.

La Befana: tra magia e superstizione

E poi arriva lei, la vecchina che vola nella notte e lascia doni o carbone. Ma chi è davvero la Befana? Una figura cristiana o il riflesso di un’epoca in cui il confine tra il sacro e il magico era sottilissimo?

Secondo alcuni, il suo nome deriva dalla parola "Epifania", ma il suo spirito è molto più antico. Gli antichi Romani, durante le celebrazioni di inizio anno, rendevano omaggio alla dea Strenia, simbolo di prosperità e buoni auspici. 

Nelle campagne italiane, la Befana non era solo la dispensatrice di dolciumi. Era un ponte tra l'anno vecchio e quello nuovo, una figura legata ai cicli della natura e alla purificazione. Nei piccoli borghi, la notte del 6 gennaio si accendevano falò per "bruciare" simbolicamente il passato e far posto al futuro. Un rito semplice, eppure potente, che ancora oggi resiste in molte zone d’Italia.

Carnevale: il caos che rigenera

Già i Romani, con i loro Saturnali, permettevano agli schiavi di vivere come padroni, di sedersi ai loro tavoli, di scambiarsi ruoli e privilegi. E andando ancora più indietro, nei riti dionisiaci della Grecia, troviamo lo stesso spirito: un mondo che si ribalta per qualche giorno, prima di tornare alla normalità.

Oggi è meno trasgressivo, certo, ma il suo richiamo è sempre lo stesso: la voglia di evadere, di ridere, di dimenticare, almeno per un momento, le regole di sempre.

Oltre le feste: un legame invisibile con il passato

Forse non ci pensiamo mai davvero, ma ogni celebrazione che viviamo oggi è un frammento di qualcosa di molto più grande. Non sono solo giorni di festa, ma racconti di chi siamo stati, di ciò che abbiamo temuto e sperato.

Quando accendiamo le luci di Natale, accendiamo il ricordo delle fiamme sacre del solstizio. Quando appendiamo la calza della Befana, ripetiamo un gesto antico di buon auspicio. Quando ci travestiamo a Carnevale, riviviamo l’eco di una festa che esiste da millenni.

E così, anno dopo anno, senza rendercene conto, continuiamo a celebrare lo scorrere del tempo proprio come facevano i nostri antenati. Perché alla fine, nulla si perde davvero, neanche le feste.


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