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Il programmatore: mansioni, competenze, studio e carriera

di Redazione Picenotime

lunedì 31 maggio 2021

La digitalizzazione e l’aumento esponenziale dell’utilizzo di dispositivi elettronici hanno portato un cambiamento notevole nel mondo del lavoro: sono nate nel corso degli ultimi anni tante nuove posizioni. Tra le tante figure professionali più richieste, spicca di sicuro quella del programmatore

man using laptop

Chi é?

Il programmatore è la figura che si occupa della scrittura del codice sorgente di software, applicazioni e siti web utilizzando i diversi linguaggi di programmazione. La sua mansione è quella di scrivere un codice pulito, senza errori, elegante e performante; oltre a questo può occuparsi anche della risoluzione di problemi di funzionamento di programmi già esistenti.

Cosa fa in pratica?

Dopo aver ricevuto le informazioni necessarie dall’analista software, il lavoro del programmatore, in genere, consiste nella scrittura delle linee di codice per far eseguire ad un programma determinate funzioni. Questo codice sorgente è scritto in un linguaggio di programmazione, in maniera chiara e pulita, in modo che i sistemi operativi riescano a decifrarlo e ad eseguire le sue istruzioni. La scelta del linguaggio, talvolta, è compito del programmatore, che deve capire quali siano le strutture e le funzionalità adatte al singolo progetto sul quale sta lavorando. Inoltre, un programmatore può anche occuparsi del controllo e della soluzione di eventuali errori (o bug) dei software, o dell’aggiornamento degli stessi.

Come ci si forma e quali competenze bisogna avere?

Ci sono diverse opzioni, le più valide sono sicuramente l’università o dei corsi mirati

La prima scelta richiede sicuramente più tempo (minimo tre anni, che diventano cinque se si frequenta anche la magistrale), garantisce comunque una formazione base abbastanza ampia. La scelta del corso di studi sicuramente indirizza verso un settore o un altro, ma è sempre possibile cambiare strada. In ogni caso, una laurea in informatica o in ingegneria informatica apre molte porte in questo settore.

Se invece si vuole imparare la programmazione da zero, si possono seguire corsi online appositi, che solitamente durano qualche mese, o comunque meno del tempo impiegato per laurearsi. Questi corsi, come l’Hackademy di aulab, sono creati con lo scopo di far acquisire agli studenti le conoscenze necessarie per diventare sviluppatori web e per entrare subito nel mondo del lavoro, dopo pochi mesi di corso intensivo.

Oltre alla padronanza della programmazione, di solito sono richieste anche: conoscenza dei sistemi operativi, delle banche dati, doti comunicative e relazionali, capacità organizzative e gestionali, abilità nel lavoro di squadra, adattabilità e flessibilità.

Il mondo del lavoro

Gli sbocchi professionali sono tantissimi e la richiesta è molto alta. Alcune figure si occupano di sviluppo di piattaforme e-commerce, software per l’automazione industriale, videogiochi, ma anche sviluppo di app, siti web e portali.

I programmatori trovano impiego anche nelle aziende pubbliche o private, che gestiscono grandi quantità di dati, come le aziende dei trasporti e della sanità.

Questo lavoro, legato principalmente all’utilizzo di un computer e di una buona connessione ad internet, permettono di poter lavorare facilmente da remoto. 

Perché diventare un programmatore?

Un buon motivo riguarda la possibilità di lavorare da remoto, il che significa anche poter scegliere sia di lavorare come dipendente di un’azienda, che da autonomo, ovvero come freelancer. 

Lavorare come freelancer, permette una completa autonomia di scelta nel lavoro, ovvero garantisce al programmatore la libertà di scegliere a quali progetti dedicarsi. Questo può risultare particolarmente stimolante, perché lavorare in diversi ambienti significa sia aumentare le proprie conoscenze, che scoprire nuovi settori e magari anche nuovi interessi.

I vantaggi che seguono dal lavoro da remoto sono numerosi, tra questi ci sono orari di lavoro più flessibili e possibilità di viaggiare senza dover abbandonare il lavoro. 

Per capire quale sia la soluzione giusta, l’unica cosa che si può fare è provare, non tirarsi mai indietro al più piccolo intoppo, non lasciarsi scoraggiare e non lasciarsi sopraffare dal mondo del lavoro.