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Prevenzione contro l’Hiv: un ciclo di incontri nelle scuole di San Benedetto

di Redazione Picenotime

martedì 02 febbraio 2016

Qualcuno non sa ancora cos’è. Qualcun altro pensa che non sia una malattia così pericolosa: “Tanto non si muore più”, è la rassicurazione inconscia. Altri ancora pensano che “tanto è una malattia che si vede se uno ce l’ha”, e generalmente “ce l’ha chi si droga”. 

Ecco alcuni dei luoghi comuni che gli adolescenti hanno nei confronti dell’Hiv: a raccontarlo sono gli operatori di Fondazione Arché che, insieme alla dottoressa Sefora Castelletti, infettivologa agli Ospedali Riuniti di Ancona, hanno avviato dal 2013 “Ujana. Educare alla salute in adolescenza”, un progetto di prevenzione per l’individuazione precoce e il supporto del disagio giovanile realizzato grazie a Fondazione Cassa di Risparmio di Ascoli Piceno (Carisap) per educare alla salute in adolescenza. 

Il prossimo appuntamento si svolgerà giovedì 4 febbraio 2016 nella scuola secondaria di primo grado Sacconi dell’ISC Nord di San Benedetto del Tronto (seguiranno altri incontri nella stessa scuola Sacconi, nella scuola Manzoni e all’istituto S. Giovanni Battista) ma il ciclo di incontri proseguirà per tutto l’anno, una volta al mese.

Il nome Ujana è ispirato ad un progetto parallelo di Arché nato per i bambini delle scuole primarie in Kenya. Partito nel 2013 a San Benedetto del Tronto, ha coinvolto finora più di 200 adolescenti. Insieme agli operatori di Arché, i ragazzi si sono confrontati su loro stessi: sui loro pregi e difetti, su come ognuno vive i successi e su come affronta gli insuccessi, su come si trasformano le relazioni con i familiari o gli amici. Si è parlato di bullismo e si è parlato anche di comportamenti a rischio. È in quest’ottica che sono nati gli appuntamenti con l’infettivologa Castelletti, per affrontare il tema dell’Hiv.

«Negli incontri precedenti, i ragazzi si sono dimostrati entusiasti e collaborativi – ha raccontato la referente di Ujana per Arché Ilaria Quondamatteo - prima di tutto parliamo di quali sono i comportamenti pericolosi. Per esempio ci siamo inventati il gioco del semaforo: sono loro stessi a enunciare con un cartello rosso, giallo e verde le situazioni o i comportamenti a rischio. Sono loro a ragionarci su, e poi ci confrontiamo insieme. In questo contesto, si inserisce il confronto sull’Hiv».

«Molti adolescenti sono convinti che l’Hiv non sia pericoloso  – commenta la dott.ssa Castelletti – il pensiero che fanno è: tanto non si muore più, tanto ci si cura, tanto se uno ce l’ha sicuramente si vede, e comunque ce l’ha chi si droga. Io spiego loro che non è così: è vero che di Hiv non si muore, ma neanche si guarisce. È una malattia cronica che va curata tutta la vita, e che può causare altre patologie più importanti. Inoltre chi ha l’Hiv non ha segni visibili. Con i ragazzi parliamo liberamente di sessualità e di comportamenti rischiosi, ma facciamo anche prevenzione, parliamo di come avere comportamenti consapevoli e responsabili e parliamo del fatto che non bisogna discriminare chi è sieropositivo».

“L’obiettivo principale del progetto Ujana – spiega padre Giuseppe Bettoni, Fondatore di Arché Onlus – è quello di individuare preventivamente ogni forma di disagio nella delicata età dell’adolescenza. Riteniamo quindi che coltivare un percorso di confronto e conoscenza di sé all’interno della scuola, unitamente al lavoro in rete con gli altri attori sociali, sia fondamentale. Si previene il disagio e si crea anche coesione nella comunità”.



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