Festa della mamma, in Italia fecondità ai minimi storici. Ginecologo Grassi: “Età gioca un ruolo fondamentale”
di Redazione Picenotime
giovedì 08 maggio 2025
In Italia, la Festa della Mamma si celebra in un contesto di preoccupante denatalità. Si fanno sempre meno figli: il numero di nascite ha toccato un nuovo minimo storico. Con 1,18 figli per donna, è stato superato il minimo di 1,19 del 1995, anno nel quale sono nati 526mila bambini contro i 370mila del 2024. Il tasso di natalità si attesta al 6,3 per mille, contro il 6,4 per mille del 2023. (Istat - Indicatori demografici - Anno 2024).
A livello mondiale, l'infertilità rappresenta una sfida significativa per la salute pubblica. Secondo il Rapporto Infertility Prevalence Estimates, 1990–2021, pubblicato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità nel 2023, circa il 17,5% della popolazione adulta mondiale, ovvero una persona su sei, presenta una condizione di infertilità. Questo fenomeno riguarda persone di ogni area geografica e fascia economica, con una diffusione simile nei paesi ad alto reddito (17,8%) e in quelli a basso e medio reddito (16,5%).
“L’età gioca un ruolo fondamentale
sulla capacità riproduttiva - spiega Marco Grassi, ginecologo presso
l'ospedale ‘C. e G. Mazzoni’ di Ascoli Piceno - la “finestra
fertile” femminile è limitata e la qualità degli ovociti si
riduce al crescere dell’età. In particolare, dopo i 35 anni,
concepire diventa via via sempre più difficile. La fertilità è
massima tra i 20 e i 30 anni, poi inizia a calare gradualmente. Per
alcune donne, già qualche anno prima della menopausa, può ridursi
quasi allo zero. L’ingresso nella fase di subfertilità o
infertilità solitamente inizia intorno ai 40 anni, ma può avvenire
anche prima”.
Dopo quanto tempo si può definire una
coppia infertile?
Generalmente, si parla di infertilità quando
una coppia non riesce a concepire dopo dodici mesi di rapporti
sessuali regolari e senza l'uso di metodi contraccettivi. Tuttavia, è
importante considerare che una parte significativa di coppie riesce a
concepire anche dopo un periodo più lungo, fino a due anni. Per
questa ragione, l'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS),
considera appropriato parlare di infertilità solo dopo 24 mesi di
tentativi senza successo.
Fattori di rischio
Oltre all’età, ci sono diverse cause che possono influire sulla fertilità, legate a fattori ambientali, comportamentali o medici. Tra i principali rischi modificabili ci sono il fumo, il sovrappeso, l’eccessiva magrezza, la sedentarietà e un’attività fisica troppo intensa. Anche l’esposizione a sostanze nocive, come derivati della plastica o idrocarburi, può compromettere la salute riproduttiva. Molti di questi fattori possono essere prevenuti o trattati con diagnosi precoce, terapie adeguate, interventi specifici ed una corretta informazione. “Le infezioni sessualmente trasmesse rappresentano inoltre una delle cause più significative e comuni di infertilità femminile e maschile - spiega il dottor Marco Grassi - negli ultimi anni, si è osservato un aumento delle patologie acute e croniche che interessano l'apparato riproduttivo. Nelle donne, ci sono state frequenti alterazioni delle tube uterine, malattie infiammatorie pelviche, fibromi uterini, endometriosi e squilibri ormonali o ovulatori. Negli uomini, sono aumentate le condizioni che alterano la produzione ormonale, riducono i livelli di testosterone e modificano la struttura e la funzionalità dei testicoli, come il varicocele, il criptorchidismo, le malformazioni genitali, le infiammazioni testicolari e le patologie della prostata”.
Come viene diagnosticata
l'infertilità?
Indispensabile nella valutazione dello stato di
fertilità della donna è la visita ginecologica che prevede inoltre
un’accurata raccolta della storia familiare e clinica con un
attento esame obiettivo generale e dei genitali. “L’infertilità
femminile è responsabile del 35-40% dell’infertilità di coppia -
sottolinea il dottor Grassi - la diagnosi si basa su dosaggi ormonali
e indagini strumentali, in particolare ecografia pelvica,
isterosalpingografia, isterosono/salpingografia, ed isteroscopia”.
Terapia
Il trattamento
dell’infertilità femminile può essere medico o chirurgico, a
seconda delle cause. Circa il 25% dei casi è legato a problemi
ormonali che impediscono l’ovulazione. Tra le principali patologie
c’è la sindrome dell’ovaio policistico (PCOS), che interessa
fino al 10% delle donne in età fertile. “Il trattamento della
sindrome dell'ovaio policistico deve iniziare con modifiche nello
stile di vita e, nel caso di sovrappeso o obesità (che riguarda il
40-80% delle donne con PCOS), con un programma di riduzione del peso
corporeo”, sottolinea il dottor Grassi. Un’altra condizione che
causa anovulazione è l’endometriosi, presente nel 10% delle donne.
Nei casi lievi, si può trattare con farmaci, mentre nei casi più
complessi è necessaria la chirurgia. Nel 25–35% dei casi,
l’infertilità dipende da alterazioni delle tube di Falloppio, che
talvolta si possono correggere con un intervento laparoscopico. Un
ulteriore 5–10% riguarda anomalie uterine (malformazioni, polipi o
fibromi), trattabili chirurgicamente. "La scelta della terapia
per l'infertilità, che sia medica o chirurgica, viene fatta in base
al quadro clinico specifico di ciascuna paziente. Ogni caso è unico
e richiede un approccio personalizzato ed una valutazione
approfondita per individuare il percorso terapeutico più efficace e
garantire il miglior risultato possibile”, conclude Marco
Grassi.
L’importanza di promuovere la salute riproduttiva fino
dalla giovane età
Salvaguardare la capacità riproduttiva fin
dall'adolescenza è cruciale, evitando abitudini dannose come fumo e
alcol che compromettono la salute di spermatozoi e ovuli, obesità ed
eccessiva magrezza. “Fornire agli
adolescenti un’adeguata educazione sessuale e informativa è
inoltre essenziale per ridurre il rischio di infezioni sessualmente
trasmesse e gravidanze non pianificate, promuovendo stili di vita che
proteggano il benessere riproduttivo nel tempo”, conclude Marco
Grassi.
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