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“B Magazine” celebra Bierhoff e ripercorre la sua avventura con l'Ascoli

di Redazione Picenotime

mercoledì 04 maggio 2016

On line, scaricabile gratuitamente e interattivo con le immagini dei gol il nuovo B Magazine, la rivista ufficiale della Serie B ConTe.it che attraverso storie, servizi, interviste, progetti e racconti parla a 360 gradi del campionato degli italiani. In questo numero, il ventunesimo, il calcio secondo Gianluca Vialli. L’ex campione di Samp, Juve e Chelsea, che collabora con la Lega B attraverso il progetto Tifosy scelto per una maggiore interazione con gli appassionati, parla di come si vive lo sport più bello Oltremanica e la relazione con i tifosi. Dopo aver dato la giusta celebrazione a quel miracolo sportivo che prende il nome di Crotone, spazio a due mini inchieste, la prima sulle origini dei nomi degli stadi di seconda divisione e, quindi, i giocatori attuali e passati della B presenti nella nuova collezione Panini Euro 2016. Dalle società: interviste al 'saggio' Cascione del Cesena, al figlio d’arte Di Francesco della Virtus Lanciano, alla sorpresa Coronado del Trapani e ad Aglietti che con il suo gioco cerca il miracolo nella piccola realtà di Chiavari. Quindi l’apecar di Spezia, iniziativa vintage ma molto efficace del marketing del club ligure, e il gruppo degli Insuper….abili di Avellino. Infine la storia che accende i cuori di tutti i tifosi bianconeri, quella del tedesco Oliver Bierhoff: dai successi con l’Ascoli di Rozzi alla gloria nella finale dell’Europeo 1996 dove segnò una doppietta alla Repubblica Ceca. Ricordi indelebili che vi proponiamo di seguito...


Che l’Italia fosse nel destino di Oliver Bierhoff lo si era capito già nel 1987, quando ad Arezzo la Germania, che all’epoca aggiungeva al nome il suffisso Ovest, è arrivata a giocarsi la finale dei mondiali militari proprio contro gli azzurri padroni di casa. Il centravanti tedesco, che ha appena trascorso la sua prima stagione da professionista con il Bayer Uerdingen dividendosi tra il campo di allenamento e i banchi di scuola per l’ultimo anno delle scuole superiori, realizza 4 reti nella competizione, ma perde la finale per 2-0. A marcarlo un certo Ciro Ferrara. Un’altra stagione a Uerdingen, poi il passaggio ad Amburgo: un anno e mezzo con 6 reti all’attivo prima del prestito al Borussia Mönchengladbach. La stagione successiva è in Austria, al Salisburgo, dove mette a segno 23 reti in 32 partite, che gli valgono le attenzioni e la corte da parte dell’Inter del presidente Ernesto Pellegrini che lo acquista ma, per le stringenti norme dell’epoca sul tesseramento degli stranieri, lo gira in prestito all’Ascoli di Costantino Rozzi. 


CHE FATICA - Dire che gli inizi di Bierhoff nelle Marche sono stati difficili sarebbe un eufemismo: nelle prime nove partite il bottino parla di zero reti segnate, con la squadra che raccoglie solo una vittoria e due pareggio ed è invischiata nel pantano della zona retrocessione. Rozzi difende a spada tratta il suo gigante teutonico, anche davanti alla stampa, ma la tifoseria sta diventando insofferente. Bierhoff è vittima di continue contestazioni e fischi al punto che, a gennaio, teme in cuor suo che la sua esperienza in bianconero sia destinata a terminare prematuramente. E mestamente. Oliver non vuole andar via. Il mister Cacciatori, che ha preso in mano la squadra alla decima giornata dopo le già menzionate e fallimentari prime nove con De Sisti, punta forte sul ragazzo e decide di farlo lavorare duro per migliorare gli aspetti in cui è carente. Non è sciolto di bacino, ha problemi di coordinazione, non usa il sinistro e calcia quasi solamente di piatto: salta male, battendo a terra con entrambi i piedi. Saltare, proprio l’aspetto che diventerà il suo punto di forza, con i gol di testa che lo faranno diventare campione d’Europa con la Germania e vincitore dello scudetto con il Milan di Zaccheroni, oltre a fare miracoli con l’Udinese. 


L’ESPLOSIONE - Lavora sodo, Oliver, e si ferma spesso a fine allenamento per migliorare le sue carenze e i risultati, lentamente, iniziano a vedersi: segna il suo primo gol alla ventiquattresima giornata nella vittoria contro il Foggia e si ripete alla ventisettesima contro l’Inter, la squadra che detiene il suo cartellino. Due gol nella sua prima stagione in A, con retrocessione annessa: sembra destinato ad andar via, ma Costantino Rozzi è uno che non ama perdere le scommesse. E su quel lungagnone di Karlsruhe ci ha scommesso forte. Bierhoff sa che l’Italia è la sua grande occasione e svolta con il campionato di B. Stagione 1992-93, prontivia e il centravanti tedesco realizza il primo gol stagionale dell’Ascoli, nella vittoria per 3-0 contro il Modena. Lui e l’argentino Pedro Antonio Troglio sono i due stranieri rimasti per tentare l’immediata risalita in A. Dopo cinque giornate l’Ascoli ha l’ottimo bottino di 4 vittorie e un pareggio, non preoccupa la sconfitta di misura alla sesta contro il Verona in gol con lo svedese Prytz: la domenica successiva, infatti, Bierhoff realizza la sua prima doppietta italiana e guida i bianconeri in una netta vittoria a Taranto per 4-1. Due sconfitte, in casa con Pisa e a Cremona, più il pareggio con la Reggiana segnano un momento di flessione degli ascolani, che si riprendono vincendo a Terni 2-0 e in casa con il Bari 1-0 con gol di Benetti. Seconda doppietta per Bierhoff alla quattordicesima nel 3-3 con il Lecce e il tedesco è sempre più leader della squadra, la metamorfosi è compiuta. 


SEMPRE PIÙ BOMBER - Altro momento difficile della squadra tra dicembre e gennaio e ancora Bierhoff aiuta l’Ascoli a ritrovarsi, con il gol che regala la vittoria 1-0 a Venezia il 7 febbraio 1993. Un’altalena, questo sarà il campionato dell’Ascoli che entra ed esce dalla zona promozione, dalle 4 di testa che guadagneranno la risalita in paradiso. Fino al brutto finale di stagione, caratterizzato da un’incredibile serie di 1-1 (ben 6 dalla trentunesima alla trentaseiesima) che fanno spegnere le velleità di promozione: l’addio alla promozione arriva ufficialmente all’ultima giornata, quando l’Ascoli perde per 32 contro il Padova e la Serie A sfugge per soli due punti. Oliver Bierhoff, l’uomo dei due gol in Serie A, quello che a metà stagione precedente era destinato ad andare via, è capocannoniere del campionato con 20 reti, davanti a Totò DeVitis, Andrea Tentoni e Fabrizio Provitali. La stagione successiva, quella 1993-94, vede l’Ascoli di Angelo Orazi in pole position nella griglia di partenza dei pronostici estivi: non ci sono scuse, la squadra ha il capocannoniere del campionato affiancato da una vecchia volpe dell’area di rigore come Giuseppe Incocciati, uno che ha giocato con Maradona, con un regista di centrocampo come Troglio e ragazzi di talento come Zanoncelli, Osvaldo Mancini e Jimmy Maini, oltre alla vecchia guardia formata dal portiere Bizzarri, Pierleoni e Luca Marcato. 


LA DELUSIONE - L’inizio di stagione non è travolgente come l’anno precedente, ma altalenante, con momenti negativi e inaspettati come la sconfitta con la Fidelis Andria. Anche Bierhoff stenta a ingranare: per trovare il suo nome nel tabellino dei marcatori bisogna, infatti, attendere l’ottava giornata nel 4-4 contro il Brescia. Ma da lì regala punti preziosi alla squadra: rete del pareggio nell’1-1 contro l’Acireale e gol della vittoria col Palermo. Alla quindicesima l’Asoli si toglie la soddisfazione di battere 1-0 la Fiorentina, ma la situazione è comunque difficile, la squadra non sembra in grado di prendere un ritmo che la riporti in alto: così, dopo 19 giornate, il presidente Rozzi decide di cambiare la guida tecnica, via Orazi; dentro Mario Colautti. Niente da fare, il nuovo allenatore non riesce a dare la svolta a una stagione nata in maniera mediocre e conclusa allo stesso modo, in un continuo sali e scendi di risultati fatti di 13 vittorie, 14 pareggi e 11 sconfitte: settimo posto finale. Per Bierhoff il risultato personale è comunque positivo, visto che mette a segno 17 reti, che sommate alle 20 dell’anno precedente fanno 37 reti in 2 anni di B. 


IL VOLO - La terza stagione di Bierhoff tra i cadetti, però, è triste: l’Ascoli fa tre cambi in panchina e retrocede al termine di un’annata disastrosa, con soli 34 punti in classifica e un diciottesimo posto che fa rima con Serie C1. Oliver, nel disastro generale ascolano, realizza 9 reti che fanno di lui il miglior marcatore della squadra e gli valgono la scommessa di tre presidenti che gli promettono la Serie A. Il primo è Gaucci che decide di puntare su di lui in caso di promozione nella massima serie: ma il Perugia non riesce a salire. Così, a contendersi il centravanti tedesco, rimangono Delle Carbonare del Vicenza e Pozzo dell’Udinese. La spunterà quest’ultimo che, nello scetticismo generale dei suoi tifosi, gli affiderà le chiavi del reparto offensivo della squadra friulana di ritorno in A. Scommessa vinta, visto che il futuro di Bierhoff parla di 56 reti in tre anni a Udine con due storiche qualificazioni in Coppa Uefa, la chiamata in nazionale, il trionfo agli Europei con la Germania, il titolo di capocannoniere in Serie A e lo scudetto con il Milan di Zaccheroni. Il brutto anatroccolo si fa definitivamente cigno il 30 giugno 1996, a Wembley nella finale dell’Europeo tra la Germania (che ha eliminato l’Inghilterra ai rigori) e la Repubblica Ceca che ha mostrato soprattutto catenaccio e contropiede. Due traverse di Pavel Nedved aprono la partita, quindi al 60’ c’è l’episodio che potrebbe regalare la Coppa ai cechi: Berger trasforma un rigore dubbio assegnato da Pairetto. Berti Vogts, allenatore dei tedeschi, inserisce Oliver Bierhoff, attaccante dell’Udinese: terza presenza in nazionale, esordio all’Europeo. Oliver ringrazia a modo suo: al 73’, cioè 4’ dopo essere entrato segna il gol del pareggio e, al 5’ del primo tempo supplementare si compie il prodigio: punizione di Ziege che Bierhoff devia per Klinsmann sulla destra, l’ex interista gli restituisce palla, Oliver calcia al volo di destro e, dopo una papera di Kouba, la palla rotola in gol! Gol! Golden Gol. E la Germania campione per la terza volta.


''B Magazine'', mensile Legab.it

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